Il contagio islamista non si ferma
Dall'Afghanistan all'Indonesia, non si placano le proteste nel mondo islamico contro il film amatoriale su Maometto prodotto negli Usa. Intanto il ministro dell'Interno libico ha rimosso dall'incarico i capi della sicurezza a Bengasi a causa dell'attacco al consolato americano in cui è rimasto ucciso l'ambasciatore. Le forze di sicurezza tunisine hanno circondato con più di mille uomini la moschea al-Fatah a Tunisi con l'intento di arrestare il capo salafita Abu Iyadh, ritenuto l'organizzatore delle violenze contro l'ambasciata americana, e i suoi seguaci.
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Dall'Afghanistan all'Indonesia, non si placano le proteste nel mondo islamico contro il film amatoriale su Maometto prodotto negli Usa. Intanto il ministro dell'Interno libico ha rimosso dall'incarico i capi della sicurezza a Bengasi a causa dell'attacco al consolato americano in cui è rimasto ucciso l'ambasciatore. Le forze di sicurezza tunisine hanno circondato con più di mille uomini la moschea al-Fatah a Tunisi con l'intento di arrestare il capo salafita Abu Iyadh, ritenuto l'organizzatore delle violenze contro l'ambasciata americana, e i suoi seguaci. Decine di migliaia di musulmani hanno aderito all'appello del leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, e si sono radunati oggi pomeriggio a Beirut nella banlieu sud. Circa 30 persone sono state arrestate e poi rilasciate a Baku, in Azerbaigian. Bandiere Usa e di Israele sono state date alle fiamme nella città meridionale di Marawi, nelle Filippine, durante una manifestazione di protesta inscenata da circa 3 mila musulmani.
Nel nord-ovest del Pakistan un manifestante è morto e altre due persone sono rimaste ferite in uno scontro a fuoco con la polizia. La sparatoria è avvenuta dopo che che una folla di 800 persone aveva assaltato un commissariato, la casa di un magistrato e il locale circolo della stampa a Warai, nel distretto di Upper Dir della provincia di Khyber Pakhtunkhwa. Una quarantina di poliziotti sono rimasti feriti negli scontri scoppiati vicino a una base Usa a Kabul. La protesta si è svolta lungo Jalalabad Road, nella parte orientale di Kabul, dove si trova la base americana di Camp Phoenix e una base della Nato.
Una manifestazione davanti all'ambasciata Usa di Giacarta è stata dispersa dalle forze dell'ordine indonesiane. La protesta, inizialmente pacifica, è diventata violenta quando i militanti del Fronte dei difensori dell'Islam e del Foro popolare islamico, due organizzazioni integraliste, si sono uniti ai dimostranti iniziando a lanciare oggetti e pietre contro gli agenti delle unità anti sommossa. Un'altra protesta si è svolta davanti al consolato Usa di Medan, capitale della provincia di Sumatra del nord.
Centinaia di studenti sono scesi in piazza a Sanaa, in Yemen, per chiedere l'espulsione dell'ambasciatore statunitense e per contestare l'arrivo nel Paese di un contingente di 50 marines che dovranno proteggere le sedi diplomatiche Usa. "Fuori gli schiavi del demonio, fuori l'ambasciatore americano", hanno gridato in tanti.
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