Le risate in aula nel processo Arrigoni

Redazione

Poteva Hamas, un’organizzazione terroristica che da anni impartisce la morte agli israeliani e che getta dalla finestra gli oppositori politici, garantire una cosa chiamata “giustizia”? E’ quello che ha cercato di fare due giorni fa una corte di Hamas a Gaza, processando e condannando gli assassini di Vittorio Arrigoni, cooperante pacifista ucciso da un gruppo salafita più di un anno fa. Restano numerosi dubbi sul caso, a cominciare dalla connivenza di chi fece arrivare dalla Giordania gli assassini dell’italiano e permise loro di muoversi indisturbati nella Striscia.

    Poteva Hamas, un’organizzazione terroristica che da anni impartisce la morte agli israeliani e che getta dalla finestra gli oppositori politici, garantire una cosa chiamata “giustizia”? E’ quello che ha cercato di fare due giorni fa una corte di Hamas a Gaza, processando e condannando gli assassini di Vittorio Arrigoni, cooperante pacifista ucciso da un gruppo salafita più di un anno fa. Restano numerosi dubbi sul caso, a cominciare dalla connivenza di chi fece arrivare dalla Giordania gli assassini dell’italiano e permise loro di muoversi indisturbati nella Striscia. Per non parlare del fatto che lo sceicco Maqdisi, il salafita detenuto a Gaza che i sequestratori volevano scambiare con Arrigoni, è stato scarcerato da Hamas lo scorso agosto senza mai essere stato interrogato. Era lui la chiave del processo e del caso. La sua liberazione è avvenuta senza alcuna spiegazione da parte di Hamas, che non ha comunicato le motivazioni all’avvocato della famiglia Arrigoni, Gilberto Pagani. Fra le condanne impartite ai salafiti c’è anche quella a un anno per favoreggiamento in un sequestro con omicidio. Due degli imputati salafiti erano a libro paga di Hamas, e i due principali sospettati erano già stati uccisi nel blitz di Hamas.

    C’è qualcosa di fatale e triste sia nella morte sia nel processo, e per sempre resterà impressa l’immagine dei salafiti che sghignazzano in aula. Avremmo tutti voluto vedere un processo giusto. Ma chi pensava che potesse venire da Hamas vive in una bolla ideologica. A Gaza, dove di solito basta un’ora di processo per infliggere un’impiccagione, non esiste la giustizia. Chi mai poteva aspettarsi un processo giusto da Hamas, chiamata a processare estremisti islamici per aver ucciso uno straniero, il primo da quando hanno preso il potere nella Striscia di Gaza? Malgrado le sue illusorie simpatie filo palestinesi, agli occhi dei carnefici Arrigoni era come Daniel Pearl, Nick Berg, Fabrizio Quattrocchi: un simbolo dell’occidente da abbattere. Lo stesso vale per l’uccisione a Jenin, sempre per mano di salafiti palestinesi, del regista israeliano Juliano Mer-Khamis, un altro pacifista ucciso da estremisti islamici. Anche dei suoi assassini e mandanti, che l’Autorità palestinese di Fatah doveva portare in tribunale, non si è saputo niente.