La rabbia e la satira
Maometto nudo e irriso su Charlie Hebdo. Paura per i francesi all'estero
Le prime 75 mila copie di Charlie Hebdo sono finite in qualche ora, ieri mattina. Le televisioni francesi intervistavano i parigini che andavano a comprare il settimanale e questi rispondevano: be’, vogliamo sapere di che cosa sta parlando tutto il mondo. Le vignette su Maometto. Una sulla copertina, e poi altre sulla controcopertina, con il profeta in posizioni osée (e una che prende in giro anche il topless regale della principessa inglese Kate, satira a tutto tondo). “Recidivo”, lo ha definito il Figaro.
Parigi. Le prime 75 mila copie di Charlie Hebdo sono finite in qualche ora, ieri mattina. Le televisioni francesi intervistavano i parigini che andavano a comprare il settimanale e questi rispondevano: be’, vogliamo sapere di che cosa sta parlando tutto il mondo. Le vignette su Maometto. Una sulla copertina, e poi altre sulla controcopertina, con il profeta in posizioni osée (e una che prende in giro anche il topless regale della principessa inglese Kate, satira a tutto tondo). “Recidivo”, lo ha definito il Figaro: la sede di Charlie Hebdo era già stata bruciata, l’anno scorso, in occasione del numero intitolato “Charia Hebdo”, con Maometto direttore. Il settimanale, il cui sito internet è stato vittima di attacchi di hacker, difende il suo diritto a non farsi intimidire da chi minaccia morte e distruzione in nome del suo profeta, ma potrebbe finire di nuovo in tribunale per “istigazione all’odio”.
Molti politici francesi hanno ribadito che la libertà d’espressione e di satira deve essere tutelata sempre, “siamo uno stato di diritto”. Il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, ha però sottolineato di essere contrario a qualsiasi provocazione: caso vuole che si trovasse al Cairo, ieri, e che in un momento di rabbia collettiva, con la dirigenza dei Fratelli musulmani in Egitto in emergenza da legittimazione, non volesse ritrovarsi in mezzo a un ennesimo assalto di massa. Bisogna considerare il contesto, ha detto Fabius, c’è già stato quel “video imbecille”, “è pertinente e intelligente gettare olio sul fuoco? La risposta è no”. Il ministro ha imposto misure di sicurezza straordinarie: domani le ambasciate e le scuole francesi in venti paesi considerati a rischio resteranno chiuse. Isabelle Mandraud, inviata del Monde a Bengasi, in Libia, ha registrato le prime reazioni: “Quei cani”, ha detto un ragazzo dopo aver saputo delle nuove vignette. I libici si lamentano delle “provocazioni” dell’occidente e consigliano ai giornalisti, francesi soprattutto, di andarsene in fretta.
La condanna dal mondo arabo è arrivata rapida e puntuta, ma le autorità francesi erano pronte: il premier, Jean-Marc Ayrault, ha già rifiutato l’autorizzazione a una manifestazione di associazioni islamiche prevista per sabato.
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