
Sallusti condannato
La Suprema Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna a 14 mesi di reclusione senza condizionale per il reato di diffamazione a mezzo stampa ad Alessandro Sallusti, il direttore de 'Il Giornale'. A questo punto Sallusti, a meno che non decida di chiedere una misura alternativa alla pena come i servizi sociali, andrà in carcere.
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La Suprema Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna a 14 mesi di reclusione senza condizionale per il reato di diffamazione a mezzo stampa ad Alessandro Sallusti, il direttore de 'Il Giornale'. A questo punto Sallusti, a meno che non decida di chiedere una misura alternativa alla pena come i servizi sociali, andrà in carcere. A deciderlo è stata la quinta sezione penale, presieduta da Aldo Grassi dopo una brevissima camera di consiglio di circa due ore e mezzo nella quale ha respinto completamente il ricorso presentato dalla difesa di Sallusti. Negate anche le attenuanti generiche che avrebbero potuto evitare il rischio carcere al direttore de 'Il Giornale'.
Per il giornalista, dunque, si aprono ora le porte del carcere: la Suprema Corte ha rigettato il suo ricorso, condannandolo anche a pagare le spese processuali e a rifondere quelle sostenute dalla parte civile in questa fase digiudizio, per complessivi 4.500 euro. I supremi giudici hanno invece disposto un nuovo processo davanti alla Corte d'Appello di Milano per il cronista Andrea Monticone. Al centro del processo gli articoli, ritenuti diffamatori nei confronti del giudice tutelare di Torino Giuseppe Cocilovo, pubblicati sul quotidiano Libero nel 2007 e riguardanti il caso di un aborto di una ragazza tredicenne. L'accusa per Sallusti era quella di diffamazione aggravata in relazione ad un corsivo, firmato con lo pseudonimo 'Dreyfus'.
Secondo la Cassazione, dunque, non ci sono dubbi che l'autore della diffamazione sia stato il direttore del “Giornale”. Il Tribunale di Milano, il 26 gennaio 2009, aveva già condannato Sallusti in primo grado al pagamento della somma di 5.000 euro. L'editoriale siglato con uno pseudonimo invocava la pena di morte per Giuseppe Cocilovo, il magistrato di Torino in servizio presso il giudice tutelare che si era occupato del delicatissimo caso di interruzione di gravidanza.
Dopo avere appreso la notizia della condanna a 14 mesi di carcere, Alessandro Sallusti ha convocato in riunione straordinaria i capi-redattori del "Giornale" al terzo piano dell'edificio che ospita il quotidiano. Sallusti presenterà a breve le proprie dimissioni all'editore del "Giornale". Lo ha comunicato lo stesso direttore ai suoi collaboratori.
Il ministro della Giustizia Paola Severino, intervenendo sulla vicenda ha affermato: "Prendo atto della decisione della Corte di Cassazione. Non conosco il merito della vicenda e ho troppo rispetto delle sentenze per poter fare commenti". "In merito al profilo normativo - ha sottolineato la guardasigilli - confermo quanto oggi detto in Parlamento sulla necessità di intervenire al più presto sulla disciplina della responsabilità per diffamazione del direttore responsabile, omogeneizzandola agli standard europei che prevedono sanzioni pecuniarie e non detentive".
Dura la reazione del segretario nazionale del Pdl Angelino Alfano che ha dichiarato: "La sentenza dl oggi va al di là del limite assoluto, dove le certezze di una democrazia liberale si infrangono, dove la libertà di stampa diventa un bene leso, dove una condanna assume i contorni di una intimidazione inaccettabile". "La liberta' di stampa non ha colore - ha proseguito il segretario del Pdl - e questo testimoniato dalle dichiarazioni di vicinanza che sono arrivate a Sallusti da ogni parte, anche da coloro che non condividono il suo pensiero, ma non per questo accettano che sia ucciso". Alfano ha poi continuato: "Affettuosa solidarietà al direttore Alessandro Sallusti che, con la sua condanna, diventa protagonista di un evento senza precedenti, che pone l'Italia negli ultimi posti per la libertà di stampa non rispettata ma, al contrario, sacrificata sull'altare di una giustizia antiquata, non corrispondente alla realtà attuale, che non ha nemmeno tenuto conto delle attenuanti generiche che il Procuratore Generale aveva chiesto. Occorre riflettere e agire - ha sottolineato Alfano- perché questa gravissima vicenda non si ripeta mai più. Ed è chiaro che mai e poi mai sarebbe dovuta accadere".
Nel frattempo il mondo del giornalismo e della politica si mobilitano. A quanto pare, tra le varie ipotesi di mobilitazione e protesta allo studio della categoria dei giornalisti ci sarebbe anche lo sciopero delle firme o un'interruzione tale da fermare l'informazione della carta stampata e radiotelevisiva per un giorno. Si parla anche diquotidiani in edicola listati a lutto, per rappresentare la gravità delle conseguenze della decisione della Cassazione. "E' una sentenza sconvolgente, ci sentiamo tutti Sallusti..". E' stato questo il primo commento all'AGI di Franco Siddi, segretario generale della Federazione nazionale della stampa.
Solidarietà a Sallusti anche dai direttori dei principali quotidiani italiani: "Sallusti deve andare in galera per una cosa del genere, e quei delinquenti che hanno rubato alla regione Lazio sono tranquilli fuori? Sono davvero schifato''. Sono state le parole di Vittorio Feltri. ''La responsabilità oggettiva è un assurdo - ha spiegato Feltri- il diffamato deve essere risarcito dal punto di vista economico, non mandando in galera la gente. Non me la prendo con i giudici, perché applicano la legge - ha sottolineato l'editorialista del "Giornale"- e la legge dà loro strumenti importanti, che vanno dal temperino al mitra. A volte usano il primo, a volte il secondo e hanno la discrezionalità per farlo. Il problema è che questa legge sulla diffamazione è sbagliata e fascista, la stessa Unione europea più volte ha raccomandato all'Italia di conformarsi alle disposizioni europee. Solo in Italia è prevista la galera per reati a mezzo stampa''.
"E' un triste giorno per la libertà di stampa e per la giustizia italiana: la mia completa solidarietà al collega Alessandro Sallusti". Ad affermarlo è stato il direttore del Tempo Mario Sechi, che è intervenuto così sull'arresto di Alessandro Sallusti. "Ci troviamo - ha proseguito Sechi - i disonesti in libertà che diventano star televisive e i giornalisti in prigione. C'è molto da riflettere sulla civiltà giuridica di questo paese, e non solo giuridica". "La vicenda è surreale - ha sottolineato il direttore del Tempo, entrando nel merito della vicenda - E' vero che noi direttori abbiamo responsabilità penali di tutto quello che si pubblica, ma questa normativa fa riferimento a quando i giornali erano ben poca cosa rispetto a oggi. Oggi è già molto se un direttore riesce a controllare un minimo di ciò che viene pubblicato. Si tratta di norme decisamente antiquate". Secondo Mario Sechi, "le stesse norme sono ingiuste sia sotto il profilo penale che sotto il profilo del risarcimento civile, perché danneggiano anche gli editori". "Oltretutto - si è interrogato Sechi - non riesco a capire perché non siano state applicate le attenuanti generiche chieste dal Procuratore Generale". Il caso Sallusti "è esemplare - ha concluso il direttore del Tempo - e la sua condanna è profondamente ingiusta. Mi auguro che per lui venga quantomeno richiesta una misura alternativa a quella del carcere".
Parole di sdegno sono arrivate anche dal direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli: "E' davvero molto grave che si arrivi ad ipotizzare il carcere per un collega su un cosiddetto reato d'opinione". "E' un momento molto basso della nostra cività giuridica" ha sottolineato il direttore del Corriere.
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