La rivoluzione (delle rose) incompiuta
Le elezioni legislative di lunedì in Georgia saranno l’evento politico più importante dalla Rivoluzione delle rose del 2003, evento che portò in pochi mesi l’allora trentasettenne Mikhail Saakashvili alla presidenza della Repubblica. Per la prima volta da allora, il partito del presidente se la dovrà vedere con l’opposizione agguerrita del miliardario Bidzina Ivanishvili.
Le elezioni legislative di lunedì in Georgia saranno l’evento politico più importante dalla Rivoluzione delle rose del 2003, evento che portò in pochi mesi l’allora trentasettenne Mikhail Saakashvili alla presidenza della Repubblica. Per la prima volta da allora, il partito del presidente se la dovrà vedere con l’opposizione agguerrita del miliardario Bidzina Ivanishvili. Uomo più ricco di Georgia (Forbes stima il suo patrimonio in 6,4 miliardi di dollari), mecenate e dedito alla beneficenza, Ivanishvili ha investito parte delle sue fortune in Channel 9, tv di sua proprietà che ha ingaggiato anche Larry King e Robert Ménard di Reporters sans frontières per tentare di scalfire il mito dell’energico presidente filoatlantico (il cui partito, secondo i sondaggi, dovrebbe comunque mantenere la maggioranza dei seggi in Parlamento).
Nel 2003, Saakashvili era il candidato del popolo che prometteva riforme e filoatlantismo, lui che aveva studiato negli Stati Uniti grazie a una borsa del dipartimento di stato e lavorato in un prestigioso studio legale di New York. Di quanto promesso, molto in questi anni ha fatto: la lotta alla corruzione ha dato i suoi frutti, la riscossione fiscale funziona meglio di un tempo, la burocrazia statale non è più di stampo sovietico come nell’èra Shevarnadze prima di lui. Ha anche fatto una guerra – andata male – contro gli odiati russi, che nell’estate del 2008 avevano occupato con i carri armati l’Ossezia del sud. Ma oltre alla modernizzazione, Saakashvili aveva promesso anche più democrazia. Ed è su questo punto che le aspettative del popolo della Rivoluzione delle rose sono state deluse: le manifestazioni di protesta vengono represse dalla polizia, le tv dell’opposizione sono boicottate o chiuse, le torture nelle carceri continuano come e più di prima. E i video di Channel 9 trasmettono tutto, costringendo il presidente sempre meno popolare a intervenire su Facebook alle tre del mattino, giurando che tutto ciò non capiterà più, che chi tradisce il popolo sarà punito e che la Georgia non sta tornando indietro.
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