Perché Renzi ha già vinto (o quasi)

Redazione

Provate per un attimo a unire insieme i puntini della giornata politica di ieri e vi renderete conto che Renzi ha già vinto le primarie. I sondaggi questa volta non c’entrano, c’entra semmai un ragionamento politico semplice e lineare. Renzi ha vinto le sue primarie perché ha accettato una doppia sfida e perché intorno a questa sfida sta costruendo un tesoretto che comunque andranno le consultazioni sarà destinato a rimanere inscritto nel Dna del Pd.

    Provate per un attimo a unire insieme i puntini della giornata politica di ieri e vi renderete conto che Renzi ha già vinto le primarie. I sondaggi questa volta non c’entrano, c’entra semmai un ragionamento politico semplice e lineare. Renzi ha vinto le sue primarie perché ha accettato una doppia sfida e perché intorno a questa sfida sta costruendo un tesoretto che comunque andranno le consultazioni sarà destinato a rimanere inscritto nel Dna del Pd. Le due sfide sono emerse nuovamente ieri quando il sindaco si è ritrovato contro due pezzi da novanta come Massimo D’Alema e come Sergio Marchionne. A D’Alema, Renzi ha risposto dopo la sua polemica velenosetta sollevata sulla Stampa (il presidente del Copasir lo ha accusato di utilizzare il camper in modo un po’ furbetto e lo ha rimproverato per aver preso un jet privato durante una delle tappe della campagna elettorale). Con Marchionne, il sindaco ha invece discusso a distanza dagli studi di Repubblica: prima rimproverando il capo della Fiat per aver tradito chi credeva nella sua rivoluzione industriale (come Renzi) e poi incassando senza nervosismo la replica dura dello stesso Marchionne (“Renzi è la brutta copia di Obama ma pensa di essere Obama”, “è il sindaco di una piccola, povera città”, ha detto Marchionne; “Prima di parlare di Firenze faccia la cortesia di sciacquarsi la bocca”, ha risposto il sindaco). Renzi, insomma, dimostra di essere un politico coraggioso e la sua buona rapidità di reazione nel rispondere alle piccole e grandi provocazioni di alcuni big come D’Alema e Marchionne è una delle ragioni per cui ogni attacco ricevuto sembra un assist involontario per il sindaco. La discreta solidità mostrata finora dal rottamatore è avvalorata anche dalla strategia scelta da Renzi in merito alla storia delle regole delle primarie. Una buona strategia.

    Renzi non è cascato infatti nella trappola delle polemiche sul doppio turno, lo sbarramento, l’albo degli iscritti; ha detto che si fida di Bersani, ha detto che alle regole ci penserà lui e semmai ha dato un aiuto alla semplificazione delle primarie dando il via libera alla proposta “second best” di Pietro Ichino (due voti disponibili su ogni scheda, se nessuno dei candidati raggiunge la maggioranza assoluta al primo turno si conteggiano anche le seconde scelte). La battaglia di Renzi funziona ed è già un patrimonio importante del centrosinistra. E primarie o non primarie quello che finora ha fatto Renzi resterà. Ed è comunque una vittoria.