Non proprio una tregua

Hillary ottiene (soltanto) il cessate il fuoco tra Israele e Hamas a Gaza

Redazione

L’autobus è esploso a Tel Aviv e le speranze di siglare una tregua tra Israele e i palestinesi al Cairo sono sembrate sottili sottili. Due bombe, una è esplosa l’altra no, una ventina di feriti, alcuni gravi, gli spari di gioia di Gaza mentre il portavoce di Hamas precisava, parlando con al Jazeera, che si congratulava per l’attentato ma non era opera del suo gruppo, che domina nella Striscia di Gaza.

    L’autobus è esploso a Tel Aviv e le speranze di siglare una tregua tra Israele e i palestinesi al Cairo sono sembrate sottili sottili. Due bombe, una è esplosa l’altra no, una ventina di feriti, alcuni gravi, gli spari di gioia di Gaza mentre il portavoce di Hamas precisava, parlando con al Jazeera, che si congratulava per l’attentato ma non era opera del suo gruppo, che domina nella Striscia di Gaza. Gli autori dell’attacco – pare fossero due, pare siano rimasti nelle vicinanze per un po’, per vedere l’effetto che fa – sarebbero delle Brigate al Aqsa, il braccio armato di Fatah, il partito del rais palestinese, Abu Mazen, che vive a Ramallah e che ormai a Gaza non è più gradito. Poi anche il Jihad islamico s’è inserito nella rivendicazione, perché vuole l’esclusiva della forza militare – Teheran va fiero di aver fornito la tecnologia necessaria per costruire armi in loco (ma sarà vero?), senza dover far passare i missili sotto gli occhi di mezzo nord Africa e contare sulle complicità locali.

    Israele ha risposto con altri raid mentre al Cairo Hillary Clinton ha fatto da regista nella missione diplomatica per ottenere un cessate il fuoco. L’annuncio è arrivato in serata, con poche parole della Clinton – “There is no substitute for a just and lasting peace”, non ci sono alternative a una pace giusta e duratura – e parecchi elogi all’Egitto – “Il nuovo governo egiziano si è assunto un ruolo di leadership e responsabilità” – accolti con guizzi negli occhi dal ministro degli Esteri del Cairo (l’Egitto è stato applaudito anche da Hamas). E’ stata una telefonata di Barack Obama al premier israeliano Benjamin Netanyahu a convincere Gerusalemme: alcuni retroscena spiegavano che il premier non voleva accettare alcun cessate il fuoco, mentre il ministro della Difesa, Ehud Barak, spingeva per l’accordo – le divisioni nella leadership israeliana saranno risolte dalle elezioni di gennaio, forse. E mentre un entusiasta Jeffrey Goldberg, dell’Atlantic, cinguettava che Hillary meriterebbe un Nobel per questa tregua (basta Nobel!), restava negli accordi per il cessate il fuoco, entrato in vigore alle 20, molta collaborazione ma nulla di concreto per il controllo delle armi fornite dall’Iran.