Una falla nella strategia di Morsi

Redazione

Due giorni fa non si è trattato di una fuga dal Palazzo presidenziale assediato dalla folla, un’umiliazione che, in fondo, non era toccata nemmeno a Hosni Mubarak. Il presidente egiziano Mohammed Morsi ha scelto piuttosto di sfilarsi dal fronte della folla di manifestanti: un modo per disinnescare la tensione, tanto più che l’orario di ufficio era finito. La prova è che il giorno dopo, in quell’ufficio, si è ripresentato come se nulla fosse.

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    Due giorni fa non si è trattato di una fuga dal Palazzo presidenziale assediato dalla folla, un’umiliazione che, in fondo, non era toccata nemmeno a Hosni Mubarak. Il presidente egiziano Mohammed Morsi ha scelto piuttosto di sfilarsi dal fronte della folla di manifestanti: un modo per disinnescare la tensione, tanto più che l’orario di ufficio era finito. La prova è che il giorno dopo, in quell’ufficio, si è ripresentato come se nulla fosse. E’ stato chiaro allora quale fosse la sua strategia: resistere in apnea ancora per dieci giorni, il tempo di vedere la bozza di Costituzione appena approvata dall’Assemblea costituente a maggioranza islamista passare il referendum popolare di sabato 15 dicembre, e poi semmai, se la pressione popolare non fosse ancora scemata, annullare il decreto con cui ha preso i pieni poteri di un dittatore. Poteva anche filare bene, come strategia, perché il presidente nominato dai Fratelli musulmani conosce il suo paese, sa che le proteste tumultuose non rappresentano la maggioranza. La capitale non è l’Egitto. Chi manifesta contro il suo decreto e contro la Costituzione tendenza islam sarà battuto alle urne dagli elettori dei Fratelli musulmani che vivono fuori dal Cairo, come è successo alle elezioni. Questo calcolo di Morsi s’è infranto però ieri, per un errore rovinoso. Un gruppo dei sostenitori della Fratellanza ha attaccato il sit-in anti Morsi fuori dal Palazzo: la violenza ha un effetto galvanizzante sulla piazza egiziana, la fortifica, la compatta, la ingigantisce, la rende un colosso indomabile. Oggi, dopo due morti, quella che era una protesta destinata naturalmente a scemare – e poi il referendum l’avrebbe svuotata di senso – rischia di diventare una guerriglia urbana tra islamisti e non islamisti nella capitale più popolosa del mondo arabo e dell’Africa. 

    Fino a quando manteneva la sua linea di superiorità indifferente, Morsi poteva sperare di uscire da questa crisi senza danni. Ma se nascerà questa contrapposizione violenta nelle strade, ci sarà per il resto del suo mandato un pezzo di Egitto che lo chiamerà “tiranno” e non lo rispetterà più come presidente legittimo. I Fratelli musulmani hanno passato prove acrobatiche, come quando hanno messo da parte il potere dei generali, o quando hanno convinto il Fondo monetario internazional,e o quando hanno mediato la tregua tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, ma ora sembrano avere perso il controllo e la visione di lungo termine. Erano riusciti a sembrare credibili nel loro nuovo ruolo. Ora procedono giorno per giorno. E’ difficile guidare una nazione, in questo modo.

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