La stecca del manifesto
Nello stesso giorno in cui il manifesto titola “Stelle cadenti” la prima pagina dedicata a Beppe Grillo, epuratore autoritario in nome dell’alto ideale rappresentato dal bene del Movimento 5 stelle, in basso a sinistra (anche l’impaginazione ha un senso) l’ultimo direttore della vecchia guardia, Valentino Parlato, annuncia di aver gettato la spugna.
Nello stesso giorno in cui il manifesto titola “Stelle cadenti” la prima pagina dedicata a Beppe Grillo, epuratore autoritario in nome dell’alto ideale rappresentato dal bene del Movimento 5 stelle, in basso a sinistra (anche l’impaginazione ha un senso) l’ultimo direttore della vecchia guardia, Valentino Parlato, annuncia di aver gettato la spugna: “Cara Norma, quel che state facendo, sulla nuova cooperativa e sul possibile rilancio del giornale non mi convince affatto. La crisi non è solo di soldi, ma anche di soldati e di linea… Per tutto questo mi pento di non essermi associato subito alla posizione di Rossana, cioè di separazione. Lo faccio con questa lettera, con moltissima amarezza e anche pensando che negli anni passati avrei dovuto fare di più e anche litigare di più… ”.
Accanto, la risposta di Norma Rangeri, laconica come quella data a Rossana Rossanda a fine novembre, in occasione del suo addio – polemico quanto quello di Parlato – al quotidiano comunista che naviga in pessime acque e che è già in liquidazione coatta, e agli undici redattori storici che nel frattempo hanno ritirato la loro firma. Salvo che, stavolta, c’è una stonatura in più: “I lettori, il nostro bene più prezioso, ci scrivono che il manifesto è più importante delle nostre persone”, scrive Rangeri. Un manifesto disincarnato e separato da chi lo fa, un po’ come un tempo – non troppo rimpianto, almeno non da chi fa il manifesto – si pensava che in nome del supremo bene dello stato socialista potevano ben essere sacrificate le singole esistenze di coloro che lavoravano a costruirlo. Uno svarione? Forse, ma induce a pensare che il vizio autoritario non sia solo grillino.
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