Fotografia di un'ingiustizia esemplare

La condanna di Corona, ovvero la storia di un processo surreale

Redazione

Figurarsi, la faccia è da schiaffi, quel popò di tatuaggi francamente antierotico, il piglio da avventuriero fatale piuttosto ridicolo. Ma ci voleva tutto il grano di sale di certa magistratura, l’astruseria di condanne ad ampio spettro punitivo per fare persino di uno come Fabrizio Corona una vittima. E rendercelo immediatamente simpatico. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a cinque anni di reclusione per estorsione aggravata e trattamento illecito di dati personali comminatagli dalla Corte d’Appello di Torino nel 2012. In primo grado era stato condannato a tre anni e quattro mesi.

    Figurarsi, la faccia è da schiaffi, quel popò di tatuaggi francamente antierotico, il piglio da avventuriero fatale piuttosto ridicolo. Ma ci voleva tutto il grano di sale di certa magistratura, l’astruseria di condanne ad ampio spettro punitivo per fare persino di uno come Fabrizio Corona una vittima. E rendercelo immediatamente simpatico. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a cinque anni di reclusione per estorsione aggravata e trattamento illecito di dati personali comminatagli dalla Corte d’Appello di Torino nel 2012. In primo grado era stato condannato a tre anni e quattro mesi. In entrambi i casi, un’enormità in un paese in cui se ti capita di strangolare una partner in un gioco erotico te la puoi cavare con quattro anni e con ancora meno se falci un paio di pedoni, magari strafatto. “Ricattatore” lo è stato per sua stessa ammissione: gli scatti compromettenti per il buon nome delle società o l’equilibrio affettivo delle famiglie, cercava di rivenderli in primis ai diretti interessati. Nel caso in questione la vittima è David Trezeguet, calciatore della Juventus, colto, immaginiamo, in atteggiamento inequivocabile. Ma per lo stesso reato commesso a danno di altri calciatori, Corona fu condannato a un anno e cinque mesi: il giudizio discrezionale del singolo magistrato non basta a spiegare simili discrepanze. Trezeguet non si è nemmeno costituito parte civile, dice di aver ottenuto congrua riparazione. Se la parte lesa non si considera più tale, che senso ha intasare tre istanze di giudizio, spendere soldi pubblici e tempo per ricordarci che l’azione penale è obbligatoria? Il giusto processo, oggettivamente, è una cosa diversa, e le condanne esemplari, se ancora non fosse chiaro, non aiutano la giustizia, ma semmai la rendono meno credibile.