Hezbollah ringrazia
Non è servita finora l’esortazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a trarre “le necessarie conclusioni” e aggiungere Hezbollah alla lista nera delle organizzazioni terroristiche. Non è servita neppure la richiesta di John Brennan, alto consigliere del presidente Obama per l’anti terrorismo e prossimo capo della Cia, ad “agire attivamente per scoperchiare la struttura di Hezbollah e smantellare i meccanismi finanziari e le reti operative del gruppo, per prevenire altri futuri attentati”.
Non è servita finora l’esortazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a trarre “le necessarie conclusioni” e aggiungere Hezbollah alla lista nera delle organizzazioni terroristiche. Non è servita neppure la richiesta di John Brennan, alto consigliere del presidente Obama per l’anti terrorismo e prossimo capo della Cia, ad “agire attivamente per scoperchiare la struttura di Hezbollah e smantellare i meccanismi finanziari e le reti operative del gruppo, per prevenire altri futuri attentati”. L’Unione europea ha scelto il disonore e la codardia di fronte alle schiaccianti prove fornite dal governo bulgaro sulla responsabilità di Hezbollah nell’attentato contro i turisti israeliani dello scorso luglio a Burgas. Mettere Hezbollah sulla lista nera, come è già successo per Hamas, è l’unica via per consentire all’Unione europea di congelare i beni dell’organizzazione in Europa. Punire Hezbollah con l’inserimento nella lista nera significa anche lanciare un segnale forte contro il suo coinvolgimento nella guerra civile siriana e indebolire l’asse con l’Iran. Bruxelles si ripara invece dietro alla ipocrita distinzione fra le attività sociali e quelle militari dei terroristi di Nasrallah. Come hanno spiegato Matthew Levitt ed Ely Karmon in due saggi appena pubblicati, questa è una falsa divisione dei ruoli. Il denaro che gli sciiti libanesi raccolgono nella umma europea serve a un solo fine: la guerra contro Israele e i musulmani sunniti. A Burgas si è consumato il più grave attentato contro gli ebrei sul suolo europeo dalla fine della Seconda guerra mondiale. L’Europa che si riempie la bocca della memoria dell’Olocausto ha però scelto, di nuovo, di alzare le mani di fronte alle terribili minacce che incombono sul popolo ebraico.
Viviamo in strani tempi, in cui il massimo premio mondiale di fotogiornalismo viene assegnato a un funerale palestinese a Gaza. Ci sono cataste di morti innocenti in Siria, ma i benpensanti del World Press Photo non hanno resistito, ancora una volta, a porre Israele sul banco dei carnefici. Hezbollah e Hamas ringraziano. E tornano a raccogliere denaro per i loro katyusha.
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