L'Apparato spiega cosa direbbe il grande Comitato Centrale di fronte a questo Pd
Compagni! Abbiamo accettato volentieri l’invito del compagno Orfini e del compagno Cundari a svolgere le conclusioni di questo dibattito. Questo non solo perché, come sapete, questa è una prerogativa dell’Apparato, ma anche perché i compagni in questione sono fra quelli che più alacremente si sono adoperati nei tempi recenti per liberare le masse dalla falsa coscienza, educarle a una corretta cultura politica e, in ultima analisi, favorire l’edificazione del socialismo. In questo quadro la rivista Left Wing svolge un ruolo positivo.
Pubblichiamo ampi stralci della relazione conclusiva tenuta lo scorso 27 luglio da Giacomo Bottos e Angelo Turco, animatori de “L’apparato”, alla presentazione del primo numero cartaceo di Left Wing, rivista diretta da Francesco Cundari e animata anche dal deputato del Pd Matteo Orfini. “L’Apparato” è un formidabile profilo internet nato qualche mese fa sia su Twitter sia su Facebook in cui un gruppo di giovani democratici si finge espressione della Nomenclatura Pci dando voce su Internet a quello che oggi direbbe un vero Apparato comunista di fronte alle peripezie del Pd.
Compagni! Abbiamo accettato volentieri l’invito del compagno Orfini e del compagno Cundari a svolgere le conclusioni di questo dibattito. Questo non solo perché, come sapete, questa è una prerogativa dell’Apparato, ma anche perché i compagni in questione sono fra quelli che più alacremente si sono adoperati nei tempi recenti per liberare le masse dalla falsa coscienza, educarle a una corretta cultura politica e, in ultima analisi, favorire l’edificazione del socialismo. In questo quadro la rivista Left Wing svolge un ruolo positivo. Certo, la lingua inglese del titolo e i riferimenti culturali in esso impliciti rivelano ancora pesanti tare ideologiche e subalternità culturali non superate. Cionondimeno Left Wing ha già fatto molto per combattere i deviazionismi piccolo-borghesi, i revisionismi e gli spontaneismi di tutte le marche e colori, che così abbondantemente si sono diffusi tra le masse e i dirigenti in questo triste tempo di assenza di cultura politica.
Ma per procedere ad una valutazione equanime dell’operato dei compagni della rivista Left Wing è necessario partire, come di consueto, da un inquadramento storico della situazione presente, dall’analisi della situazione internazionale e da una valutazione della congiuntura ai fini dell’identificazione della fase che l’imperialismo capitalista attraversa, fase che è necessario comprendere per mettere a punto la strategia e la tattica della lotta rivoluzionaria.
Quando il rinnegato Gorbacev si vendette al capitalismo internazionale liquidò, assieme ai limiti presenti nell’esperienza sovietica, comunque grottescamente estremizzati dalla propaganda borghese, anche le conquiste portate dalla Rivoluzione d’Ottobre. (…) Drammatici errori furono allora compiuti anche in Italia. Si liquidò la grande storia del Partito comunista italiano in nome di un astratto nuovismo, foriero di infiniti lutti e sconfitte. (…) Da questa sciagurata scelta sortirono due estremi, in realtà segretamente concordi: da un lato un pragmatismo asfittico, privo di qualunque respiro teorico e quindi nei fatti subalterno alle ideologie dominanti, dall’altro un “oltrismo” e un nuovismo assolutamente vuoti di contenuti. D’altra parte la storia rimossa si vendicava dialetticamente nei confronti dei suoi epigoni, impedendo loro di emanciparsi realmente da questo passato, dimenticato ma sempre ritornante, perché mai ripensato.
La subalternità ideologica al neoliberismo trionfante non è che il risultato di questa abdicazione. Altre conseguenze sono la liquidazione del partito, la rinuncia al compito dell’educazione delle masse, la separazione di politica e teoria, il disprezzo per le stesse masse e la cultura popolare. In questo clima di gravissimo ripiegamento storico, teorico, politico e morale le forze oscure della Reazione e i salotti dell’alta borghesia, forti del loro consueto sovversivismo antipolitico, celebravano il loro trionfo sotto l’accattivante etichetta di società civile.
Tra referendum, girotondi e primarie il popolo festante della sinistra celebrava la morte del pensiero. Il culmine di questo degrado fu raggiunto teoricamente e politicamente dal veltronismo, con il quale vere e proprie aberrazioni furono messe all’ordine del giorno: il partito liquido, l’interclassismo, la pacificazione sociale in nome di un’immagine buonista ed elusiva delle contraddizioni, una visione della storia assolutamente caricaturale ed edulcorata, degna della peggiore belletristica. Dopo che questo tentativo fu fortunatamente affossato, il compagno Bersani cercò di porre le basi per una nuova edificazione di un grande partito di massa. Ma questo percorso come sappiamo è fallito, sia per le sue insufficienze teoriche e politiche, sia per la dilagante eterodossia interna.
E’ per reagire a questo profondissimo stato di abiezione che l’Apparato ha deciso che, dopo aver operato nell’ombra per molto tempo, era necessario manifestarsi in una forma che, facendo uso anche di mezzi prettamente imperialistici, quali Facebook e Twitter, sfruttando le contraddizioni del nemico, potesse raggiungere le masse lasciate disperse e disorganizzate, realizzando una grande operazione controegemonica.
Questa operazione è quasi completamente in sintonia con gli sforzi che già da tempo i compagni Orfini e Cundari, coadiuvati da un’avanguardia organizzata e combattiva, profondono sul piano culturale e politico. In questo quadro l’avvio della nuova rivista Left Wing non può che essere visto con favore dal Comitato Centrale e da tutti gli organismi dirigenti. In particolare il passaggio dal formato elettronico a quello cartaceo è motivo per noi di grande compiacimento. Abbiamo però da eccepire sulla qualità della carta: troppo patinata e troppo colorata. Abbiamo inoltre già avuto modo di lamentarci del titolo. Ma comprendiamo le esigenze di agitazione e propaganda che hanno portato a prendere queste decisioni.
Il tema prescelto, la fabbrica, ci sembra poi del tutto conforme all’intento, che condividiamo pienamente, di ricollegarsi direttamente alla tradizione del movimento operaio. Certo, non possiamo non sentire riascoltando questo termine gli echi di vecchie eterodossie. Ma da questo punto di vista l’intervista del compagno Massimo Adinolfi a Mario Tronti rappresenta la migliore risposta. L’autocritica che il compagno Tronti ha svolto nei confronti dei suoi giovanili errori e il suo porsi alla testa del lavoro di ricostruzione del Partito ci conforta sul fatto che l’intera operazione si situi nel solco dell’ortodossia.
Qualche perplessità ha suscitato in noi la presenza dell’intervento di Obama, ma la sua lettura rende evidenti le considerazioni politiche che hanno spinto al suo inserimento. La denuncia delle pavide, retrive e criminali politiche perseguite dalle élite straccione italiane risulta plasticamente dalla contrapposizione con il coraggioso programma di Obama. Un programma che, pur muovendosi nel solco della politica borghese, si situa all’estremo opposto dell’asfittico dibatto nostrano.
Abbiamo inoltre notato un pericoloso giustificazionismo nei riguardi dei costumi della società occidentale degli anni Ottanta, ben rappresentati da quelle stesse opere cinematografiche che in uno degli articoli della rivista sono invece elevate a modello educativo. Non neghiamo che singoli elementi progressivi possano essere riscontrati all’interno di queste pellicole, tuttavia le analisi filmografiche dell’autrice dell’articolo avrebbero dovuto criticare maggiormente il carattere borghese di queste produzioni.
E’ in generale apprezzabile l’ispirazione complessiva della rivista, volta a situare l’esame dei vari aspetti (ideologico, politico, culturale, religioso ecc.) all’interno di un’analisi globale delle contraddizioni del capitalismo e a recuperare una corretta prospettiva di classe, solo a partire dalla quale può essere impostato un proficuo lavoro politico e teorico. Certo, la rivista soffre, anche per la difficoltà della contingenza della lotta politica entro la quale nasce, di un certo settarismo. Occorre insistere assai di più nel lavoro di educazione delle masse e di estensione di un’egemonia culturale che appare per ora assai sfavorevole alle forze che si pongono nel solco della tradizione del movimento operaio. (…) Il ruolo educativo del Partito nei confronti delle masse non può essere trascurato, se non rischiando di lasciare solo alle forze e ai mezzi di comunicazione della borghesia la formazione delle coscienze. Da questo punto di vista il lavoro di analisi della cultura popolare svolto dal gruppo di Left Wing è senz’altro lodevole, al pari della critica nei confronti dello snobismo della cosiddetta cultura di sinistra. Ma ancora molto dev’essere fatto!
Bisogna moltiplicare gli sforzi perché i nemici del popolo aumentano ogni giorno di più. Il nemico di classe può assumere molte facce. Con alcune esso si rivela più platealmente, con altre si presenta in maniera più insidiosa. Tutti voi conoscete la polemica di lunga data che conduciamo contro Matteo Renzi, autentico nemico della classe operaia. Ma non meno pericoloso è il finto progressista Civati, espressione di un trito opportunismo e di una politica che crea finte contrapposizioni distogliendo l’attenzione dalle contraddizioni reali del sistema. Guardiamo anche con sospetto l’operazione culturale di Fabrizio Barca che, facendosi forte di un radicalismo di facciata, instilla il germe liberale e tecnocratico nel corpo militante. (…)
Vogliamo in conclusione rivolgerci a voi militanti. Il messaggio politico, ideologico e culturale che noi grigi burocrati dell’Apparato vogliamo trasmettere alle masse ha bisogno di una base militante consapevole e preparata. (…) Non fatevi irretire dalle sirene delle ideologie piccolo-borghesi, dalla falsa alternativa fra estremismo e moderatismo. In errori simili cadono anche cattivi maestri come i Marxisti per Tabacci, seguiti in buona fede da molti compagni. Essi rappresentano plasticamente un modo unilaterale di concepire il marxismo e la rivoluzione socialista, nella quale il ruolo del Capo e della personalità assume proporzioni demiurgiche, relegando le masse in uno stato di totale passività e dispensandole da qualunque impegno attivo teorico e politico. Nel rifiuto della complessità e del terreno della mediazione sul quale ogni politica, anche radicale nelle finalità, deve misurarsi, i tabacciani convergono con i loro nemici grillini. D’altra parte, per sfuggire a un pragmatismo vuoto e privo di un orizzonte ideale, al quale spesso la politica, anche a sinistra, indulge, è necessario recuperare la serietà dello studio e della teoria, che dev’essere tutt’uno con l’impegno politico e non giustificazione ex post. Per tutti questi motivi vi esortiamo ad impegnarvi nel Partito, nelle sezioni, nelle fabbriche, negli spazi del conflitto e nella società affinché l’influenza dell’Apparato si accresca sempre di più e possa infine sorgere il Sol dell’Avvenire.
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