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Salvate il contingente Unifil
Il contingente italiano in Libano all'interno della missione Unifil è in pericolo, ha detto il ministro della Difesa Mario Mauro, mentre il generale Paolo Serra, comandante del contingente, afferma di avere colto in zona “segnali inquietanti”. Non è una sorpresa: da mesi, inascoltati, i nostri servizi segnalano il possibile avverarsi di molteplici minacce, ma il governo italiano non ha mai intrapreso l'unica strada conseguente e obbligata: discutere con gli alleati il senso della missione Unifil e prepararsi allo scenario probabilmente obbligato, l'evacuazione del contingente.
Il contingente italiano in Libano all’interno della missione Unifil è in pericolo, ha detto il ministro della Difesa Mario Mauro, mentre il generale Paolo Serra, comandante del contingente, afferma di avere colto in zona “segnali inquietanti”. Non è una sorpresa: da mesi, inascoltati, i nostri servizi segnalano il possibile avverarsi di molteplici minacce, ma il governo italiano non ha mai intrapreso l’unica strada conseguente e obbligata: discutere con gli alleati il senso della missione Unifil e prepararsi allo scenario probabilmente obbligato, l’evacuazione del contingente. Come ha già fatto la Turchia, che il 10 agosto ha ritirato prudentemente tutti i suoi militari da Unifil. Tra i target che gli Stati Uniti si apprestano a colpire in Siria vi saranno anche le consistenti milizie (4-5.000 armati) di Hezbollah che combattono con le truppe del rais siriano Assad e con i pasdaran iraniani: è più che possibile che alle loro minacce seguano i fatti e che quindi reagiranno attaccando Israele. Ma è anche possibile che Hezbollah attacchi il contingente francese di Unifil, dato che Parigi intende fiancheggiare Washington nei raid. E’ infine possibile che Hezbollah reagisca con la presa di ostaggi tra i militari di Unifil, storicamente la sua tattica preferita.
E’ incomprensibile che l’Italia non obblighi subito l’ignava Onu a ponderare la missione in Libano, fallita nei suoi fini. Unifil fu varata nel 2006 per favorire un disarmo di Hezbollah, che non è mai iniziato. Anzi: Hezbollah è oggi armato più che mai. E’ poi incomprensibile che il ministro Mauro si limiti a inviare davanti al Libano l’incrociatore Doria che può solo monitorare le comunicazioni militari in zona, ma che non può “coprire” con uno scudo il cielo sulla testa dei nostri 1.100 militari intercettando missili. Il Doria per di più non può eventualmente evacuare i nostri militari, dotato com’è di un solo elicottero EH101 che trasporta 30 uomini e non può caricare il loro armamento, che ovviamente non deve essere regalato a Hezbollah. Il suo invio sulle coste del Libano è solo un segnale politico, inefficace nei fatti. Copre soltanto la mancanza di iniziativa in sede Onu del ministro degli Esteri Bonino e la sottovalutazione del pericolo da parte del ministro Mauro.


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