Il sorpasso dell'Auto inglese

Redazione

Londra dà una sonora lezione ai corvi che fino a cinque anni fa prevedevano il lento declino dell’industria automobilistica “made in Uk”. A confronto con il deprimente panorama europeo, dove le vendite di auto crollano ai livelli di vent’anni fa e gli analisti sperano al massimo che si sia toccato il fondo, il Regno Unito è l’unico “bright spot” (un caso positivo) per il settore. Le vendite di automobili nel Regno Unito sono cresciute del 10 per cento in agosto rispetto a un anno prima; in Germania sono calate del 6,6, in Italia del 9,2 per cento, peggio ha fatto la Francia.

    Londra dà una sonora lezione ai corvi che fino a cinque anni fa prevedevano il lento declino dell’industria automobilistica “made in Uk”. A confronto con il deprimente panorama europeo, dove le vendite di auto crollano ai livelli di vent’anni fa e gli analisti sperano al massimo che si sia toccato il fondo, il Regno Unito è l’unico “bright spot” (un caso positivo) per il settore. Le vendite di automobili nel Regno Unito sono cresciute del 10 per cento in agosto rispetto a un anno prima; in Germania sono calate del 6,6, in Italia del 9,2 per cento, peggio ha fatto la Francia. La crescita si spiega col fatto che i consumatori inglesi hanno più fiducia nell’economia domestica rispetto ai titubanti cittadini dell’Eurozona, scettici sulla ripresa dei rispettivi paesi. E, complice l’abitudine a comprare beni a credito (motivata anche da un reddito che consente di farlo), approfittano dei pagamenti rateizzati e di altre offerte con cui i costruttori stanno inondando il mercato. Eppure l’eccezionalismo inglese non si spiega solo con i numeri delle immatricolazioni. In Gran Bretagna non c’è un “costruttore nazionale” da difendere (come per esempio la Fiat in Italia) perché i marchi inglesi o sono stati venduti all’estero o sono in parte posseduti da compagnie estere. Si è preferito creare le condizioni per garantire gli investimenti e consentire così l’ingresso di case automobilistiche di altre nazionalità.

    Negli anni Ottanta fu Margaret Thatcher a privatizzare Jaguar, Rover, British Leyland, Rolls-Royce e National Bus Company. Soprattutto invitò i giapponesi di Nissan, Honda e Toyota ad aprire i primi stabilimenti europei in Inghilterra. Fu una svolta. Così è iniziata quell’invasione di cui gli inglesi beneficiano tuttora: le società straniere che usano la Gran Bretagna come trampolino sono decine. L’Auto è il settore più importante dell’export britannico (l’11 per cento del totale) con un giro d’affari da 65 miliardi di euro e 720 mila addetti. Il lavoro si difende con le riforme e con il mercato, non cacciando le imprese a suon di sentenze giudiziarie o arroccandosi sulle posizioni di rendita dei tempi che furono.