Il secondo tragico Pataccaro

Redazione

Finirà così. Finirà che Sergio De Gregorio – ex senatore, a libro paga di Silvio Berlusconi, nonché compagno di merende di Valter Lavitola – sarà bello che cianciminizzato. Come Massimuccio, infatti, il figlio di don Vito che è “icona dell’antimafia”, dunque medaglia al petto di Antonio Ingroia, anche De Gregorio sarà presto fatto santo. E così come quello, il pataccaro, poté mondarsi dai traffici mafiosi consegnandosi mani e piedi al teorema della trattativa stato-mafia (accompagnato da Salvatore Borsellino, perfino, tra le ola del popolo dell’Agenda rossa, anche dopo essere incappato nella calunnia), pure il pittoresco De Gregorio sarà redento.

    Finirà così. Finirà che Sergio De Gregorio – ex senatore, a libro paga di Silvio Berlusconi, nonché compagno di merende di Valter Lavitola – sarà bello che cianciminizzato. Come Massimuccio, infatti, il figlio di don Vito che è “icona dell’antimafia”, dunque medaglia al petto di Antonio Ingroia, anche De Gregorio sarà presto fatto santo. E così come quello, il pataccaro, poté mondarsi dai traffici mafiosi consegnandosi mani e piedi al teorema della trattativa stato-mafia (accompagnato da Salvatore Borsellino, perfino, tra le ola del popolo dell’Agenda rossa, anche dopo essere incappato nella calunnia), pure il pittoresco De Gregorio sarà redento. Prodigo di rivelazioni sulla caduta del governo Prodi cui tolse – essendo di suo anche ex seguace di Di Pietro – il sostegno; ricco di rivelazioni sui fondi neri e sulle operazioni di compravendita dei diritti tivù e su Frank Agrama, De Gregorio ha avuto – come a suo tempo Massimuccio – il suo battesimo nella fabbrica della verginità di “Servizio pubblico”, la trasmissione di Michele Santoro. In punto di memoria storica il Prodi cadde per i no dei compagni senatori Fernando Rossi e Franco Turigliatto ma, impresentabile fino a ieri, De Gregorio è canonizzato in virtù di un vecchio trucco tutto arcitaliano: quello di buttarsi a sinistra per salvarsi. Quando, lasciato Palazzo Madama, nell’addiaccio di una cella, dopo una semplice tastatina di polso, De Gregorio ebbe recitate le generalità, si sentì poi rivolgere una domanda: “Ma lei ha solo cinquantuno anni?”, l’uomo che condivise con Scilipoti il parco horror dei berlusconiani raccattati in corso d’opera, capì l’antifona e scelse la vita nuova. Per aggiustare la propria biografia nella migliore delle tintorie: nel circuito Santoro-il Fatto-magistratura militante. E finirà così, per il pittoresco De Gregorio. Finirà bello che salvato.