Il narcisista molesto

Redazione

Giornalista olandese trapiantato a Londra e a New York, autore di un nuovo libro sul 1945, Ian Buruma è un pezzo da novanta della sinistra culturale benestante e compiaciuta, ebbra del postmoderno e del life style. Già con il caso Theo van Gogh, il regista assassinato da un islamista nativo della Amsterdam multiculturale, Buruma aveva dimostrato di prendere male la mira, alimentando il coro dell’“islamofobia” come causa di quell’omicidio strategico nel cuore dell’Europa. Adesso Buruma parla del Papa, e finisce per parlare di Edward Snowden e del suo tradimento chic.

    Giornalista olandese trapiantato a Londra e a New York, autore di un nuovo libro sul 1945, Ian Buruma è un pezzo da novanta della sinistra culturale benestante e compiaciuta, ebbra del postmoderno e del life style. Già con il caso Theo van Gogh, il regista assassinato da un islamista nativo della Amsterdam multiculturale, Buruma aveva dimostrato di prendere male la mira, alimentando il coro dell’“islamofobia” come causa di quell’omicidio strategico nel cuore dell’Europa. Adesso Buruma parla del Papa, e finisce per parlare di Edward Snowden e del suo tradimento chic. Confermando così il pregiudizio per cui spesso l’intellettuale mondano partorisce un sacco di fregnacce. In un vezzo che ormai accomuna legioni di asini e di furbi, Buruma si compiace di come Papa Francesco abbia portato nel vetusto e ombroso Vaticano “una ventata d’aria fresca”. Poi passa a coltivare l’idea che il traditore della Nsa incarni proprio quell’esempio di “libera coscienza” esaltato da Bergoglio. Buruma individua il nemico in “un nuovo tipo di liberalismo” di cui è rappresentante planetario Silvio Berlusconi, poi tratta il Papa con la tipica sciatteria secolarista del narcisista molesto, quello che si distingue perché parla sempre di sé, delle sue fobie, del suo coraggio, delle sue tirature, delle sue prediche.

    E’ il problema irrisolto delle “chattering classes”, uno dei più duraturi fenomeni anglosassoni. Sono quelli che durante le cene sedute, i “dinner party”, nei quartieri benestanti delle capitali occidentali, lanciano discorsi un po’ di maniera, con una retorica ironica e virtuosistica, su qualsiasi argomento. Sono gli intellettuali scriventi e parlanti nel sistema dei media e dello showbusiness. Quelli che rivendicano la tolleranza e praticano l’intolleranza, il vero suggello di ogni politicamente corretto. E questo vale per i campus liberal della East Coast, dove insegna Buruma, e le redazioni del Monde o di Repubblica. Il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie, diceva con gusto del paradosso Samuel Johnson, ma l’appello alla moralità fatto da Ian Buruma sotto il cappello di un nuovo Pontefice non può certo essere da meno.