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Il gran rifiuto saudita
Ieri l’Arabia Saudita ha rifiutato uno dei dieci seggi non permanenti al Consiglio di sicurezza dell’Onu – sarebbe stata la prima volta nella storia del paese. La rappresaglia diplomatica dell’Arabia è il risultato di una serie lunga di malumori. In un comunicato emesso dal ministero degli Esteri e pubblicato dall’agenzia di stato Spa, Riad ha condannato i “doppi standard” che impediscono al Consiglio di compiere il suo mandato e di garantire la pace e la sicurezza internazionali.
Ieri l’Arabia Saudita ha rifiutato uno dei dieci seggi non permanenti al Consiglio di sicurezza dell’Onu – sarebbe stata la prima volta nella storia del paese. La rappresaglia diplomatica dell’Arabia è il risultato di una serie lunga di malumori. In un comunicato emesso dal ministero degli Esteri e pubblicato dall’agenzia di stato Spa, Riad ha condannato i “doppi standard” che impediscono al Consiglio di compiere il suo mandato e di garantire la pace e la sicurezza internazionali. L’Arabia non ha intenzione di prendere parte al Consiglio di sicurezza fino a che i suoi meccanismi non saranno riformati e resi efficaci. A fare infuriare Riad è soprattutto il dossier siriano, la giravolta americana sullo strike contro il presidente Bashar el Assad dopo l’attacco chimico del 21 agosto, l’Onu che, con i suoi veti incrociati, si è posto come un peso morto tra il presidente Obama e il bottone rosso. Principale sostenitrice dei ribelli siriani, da un giorno all’altro l’Arabia Saudita si è trovata sola (con la Francia) a sostenere l’attacco contro Damasco, mentre per il mondo Assad diventava un partner con cui intavolare proficui negoziati. Poi c’è il mai risolto conflitto israelo-palestinese, ma l’ultimo colpo è venuto probabilmente dalle trattative nucleari condotte questa settimana tra il gruppo dei 5+1 e l’Iran. Bloccata nelle sue aspirazioni di influenza sul campo di battaglia siriano dall’inerzia internazionale, l’Arabia Saudita ha assistito allo sdoganamento di quello che, sullo stesso campo di battaglia mediante aiuti ad Assad e a Hezbollah, è il suo principale nemico. A fare innervosire i sauditi è la debolezza dell’America, che si è ritratta in Siria (i preparativi erano ormai fatti, il commander in chief doveva fare solo un cenno per far decollare gli aerei, ma ha deciso di rimandare la questione alle lungaggini del Congresso, in attesa delle gaffe di Kerry) e ora mostra di voler trovare a tutti i costi un accordo con la nuova faccia sorridente del regime degli ayatollah. Così è arrivata la ritorsione all’Onu, istituzione incapace di produrre conseguenze, dicono a Riad. Lo stesso potrebbe valere per il suo boicottaggio.


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