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Emma Bonino e l'ideologia della pace
Emma Bonino è andata a Teheran, prima visita a livello di governo italiano dal 2004, per fare da battistrada nel grande mercato iraniano che si sta riaprendo dopo anni di isolamento. “L’Italia vuole vincere la gara di amicizia e collaborazione”, ha detto il nostro ministro degli Esteri a una giornalista iraniana che le ha chiesto se in occidente è in atto una “corsa all’Iran”. Bisogna esserci, è chiaro, altrimenti arriveranno prima gli altri.
Raineri S'apre la gara in Iran
Emma Bonino è andata a Teheran, prima visita a livello di governo italiano dal 2004, per fare da battistrada nel grande mercato iraniano che si sta riaprendo dopo anni di isolamento. “L’Italia vuole vincere la gara di amicizia e collaborazione”, ha detto il nostro ministro degli Esteri a una giornalista iraniana che le ha chiesto se in occidente è in atto una “corsa all’Iran”. Bisogna esserci, è chiaro, altrimenti arriveranno prima gli altri. Ci tiene pure il presidente dell’Iran, il gioviale Hassan Rohani: vuole che i rapporti ritornino com’erano, prima delle sanzioni, prima del grande gelo, quando cioè l’Italia era il primo partner commerciale dell’Iran. L’interesse nazionale del nostro paese passa per questo mercato, siamo la porta da cui l’Iran accede all’Unione europea, sostiene Rohani, ed è inevitabile – se non necessario – che la Farnesina si adoperi per posizionarsi bene.
E’ tutto il resto a non essere né inevitabile né necessario. E’ la sorpresa con cui la Bonino dice – così riporta Antonella Rampino, inviata a Teheran, sulla Stampa – che “non era immaginabile l’apertura di Teheran a discutere di diritti umani e delle donne, di pena di morte e perfino di ambiente”. E’ la veemenza con cui la Bonino dice che bisogna lottare contro gli scettici, contro i nemici del dialogo – contro i “sabotatori”, come dicono sia Rohani sia il suo ministro degli Esteri Javad Zarif, alludendo anche ai falchi che hanno lì, nel loro misteriosissimo Palazzo. L’accordo sul programma nucleare iraniano è un atto di fede: ci sono lentezze, ci sono crepe, ci sono i democratici (i democratici!) al Congresso americano che dicono che alleviare le sanzioni adesso è controproducente, si rischia di vanificare gli sforzi fatti finora, ma l’ideologia della pace non può farsi piegare da tali piccolezze, ci vuole fiducia, bisogna provarci, accidenti. E chi meglio di Bonino poi – scrive Adriano Sofri su Repubblica – poteva rappresentare tale fiducia? E’ “insospettabile di pregiudizi anti israeliani”, ha una “conoscenza non libresca” del medio oriente, ed “è una donna”, una che si rallegra di fronte alle giornaliste iraniane, e strappa “un sorriso infantilmente felice, come per un regalo” a una di loro.
L’ideologia della pace si porta via tutto, anche il caos che la Bonino ha fatto – lei regina dei diritti umani – con la signora kazaca Shalabayeva, con i Marò, ma soprattutto con la Siria. Lo dicono ormai tanti esperti che il prezzo più alto che l’occidente ha pagato con il deal sul nucleare iraniano non è tanto e solo – per ora almeno – il rischio di una promessa che non sarà mantenuta, quanto piuttosto l’aver lasciato impunito il rais siriano Bashar el Assad che ha usato il gas sarin contro il suo stesso popolo. Lì l’occidente avrebbe dovuto pretendere un intervento urgente, superando i calcoli obamiani, invece oggi la Bonino guarda preoccupata Rohani che altrettanto preoccupato dice che la situazione umanitaria in Siria è disastrosa, l’Iran ha stanziato due miliardi di aiuti. Oltre alle Guardie della Rivoluzione che addestrano i miliziani di Hezbollah e gli sgherri del regime, s’intende, oltre alle armi generosamente donate dalla Russia e trasportate grazie all’efficiente logistica iraniana. Fidarsi dell’Iran e abbandonare il popolo siriano. Ecco, questo non era né inevitabile né necessario, e non dovrebbe passare inosservato mentre l’ideologia della pace ci ricopre tutti.
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