Una Marzano a Roma
Michela Marzano, di professione filosofa, paladina del corpo delle donne e docente universitaria a Parigi, è attualmente parlamentare pd (per scelta e non per costrizione), ma si sente “frustrata”, “sofferente”, “fratturata”. Ha detto “sì” alla chiamata in politica di Pier Luigi Bersani ed Enrico Letta, a suo tempo, ma poi per lei è stato “uno choc” capire che le candidature di società civile come la sua erano soltanto “figurine” e che anche il Pd “era intriso dei meccanismi della vecchia politica”.
Michela Marzano, di professione filosofa, paladina del corpo delle donne e docente universitaria a Parigi, è attualmente parlamentare pd (per scelta e non per costrizione), ma si sente “frustrata”, “sofferente”, “fratturata”. Ha detto “sì” alla chiamata in politica di Pier Luigi Bersani ed Enrico Letta, a suo tempo, ma poi per lei è stato “uno choc” capire che le candidature di società civile come la sua erano soltanto “figurine” e che anche il Pd “era intriso dei meccanismi della vecchia politica”. Ma dove viveva Marzano-Candide, ci si chiede leggendo ora la sua intervista sul Fatto, e trovandola a tal punto piangente di disillusione? E’ fratturata, Marzano, sì, ma non al punto da non scegliere Matteo Renzi, infine, “come unica chance rimasta di cambiamento”, sempre però combattuta tra “il senso di responsabilità” che le dice che deve restare lì e la “voglia di mollare tutto e tornare alla vita di prima”. E pensare che Candide-Marzano, all’indomani dell’elezione che poi le avrebbe causato la “frustrazione” dell’oggi, scriveva tutti i giorni su Repubblica un diario entusiasta come neppure quello di un’adolescente alla prima vacanza da sola a Londra. “Trolley colorati”, banchi della buvette, gente che “rifila” volantini per la messa di Pasqua, e la Camera che pare “un corpo quasi mistico” grazie al rinnovamento dalla “vecchia politica”: tutto solleticava la stupefazione della debuttante, poco incline, allora, alla critica verso chi l’aveva chiamata (eppure la non-vittoria c’era già stata nelle urne, e la gestione non proprio lungimirante del “dopo” era al suo apice). Benvenuta nel mondo, professoressa Marzano, anche se nessuno la condanna all’aspettativa.
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