Battaglia etica a Madrid
Così la Spagna di Rajoy si batte per superare il “secolo dell'aborto”
“Se il Ventesimo secolo è stato il secolo dell’aborto, il Ventunesimo sarà quello del suo superamento, anche se graduale”. E’ convinto Benigno Blanco, il presidente spagnolo del Foro de la Familia, raggiunto telefonicamente dal Foglio al suo ritorno a Madrid dopo una trasferta a Parigi per una manifestazione internazionale a sostegno della riforma della legge sull’aborto voluta dal governo Rajoy. E’ ancora un progetto di legge, ma da dicembre, da quando è stato approvato dal Consiglio dei ministri, non smette di creare scandalo.
“Se il Ventesimo secolo è stato il secolo dell’aborto, il Ventunesimo sarà quello del suo superamento, anche se graduale”. E’ convinto Benigno Blanco, il presidente spagnolo del Foro de la Familia, raggiunto telefonicamente dal Foglio al suo ritorno a Madrid dopo una trasferta a Parigi per una manifestazione internazionale a sostegno della riforma della legge sull’aborto voluta dal governo Rajoy. E’ ancora un progetto di legge, ma da dicembre, da quando è stato approvato dal Consiglio dei ministri, non smette di creare scandalo. Il premier spagnolo e il suo attivissimo ministro della Giustizia Alberto Ruiz-Gallardón vorrebbero reintrodurre il reato di procurato aborto e consentire l’interruzione di gravidanza solo in caso di stupro o di reale pericolo per la salute psicofisica della madre, rispettivamente entro le 14 e le 22 settimane. Domenica a Parigi, a sostenere la legge spagnola e a chiedere al presidente francese François Hollande di prendere esempio, c’erano 40 mila persone (16 mila per la polizia). Quando Blanco ha preso la parola, si è scagliato contro la “normalización social” dell’aborto. Ne ha parlato anche al Foglio: “Qualcosa come l’aborto, che storicamente era visto come un evento terribile, ora è un fatto normale, per i giovani è semplicemente la forma logica di risolvere il ‘problema’ della gravidanza: alla assuefazione segue la banalizzazione. E’ solo dopo un po’ di tempo che iniziano a vedersi i danni della banalizzazione, e allora la gente reagisce. E’ quello che sta succedendo, non solo in Spagna ma in tutta Europa”.
Il “proyecto de ley” di Rajoy ha magri sondaggi e ha scatenato polemiche anche dentro il Partito popolare, ma il premier e i suoi vogliono andare avanti. Con questa riforma sarebbe ribaltata la legge del 2010 approvata dal premier Zapatero, che fino alla 14esima settimana considerava l’aborto un diritto per la donna. “Non penso che questa legge sarà mai applicata in Spagna, la fermeremo”, dice al Foglio Purificación Causapié, responsabile delle Pari opportunità del Partito socialista. “Se c’è un’eredità lasciata dai precedenti governi socialisti è che ormai alcuni diritti sono passati, la gente non li lascerà andare tanto facilmente”.
Ma il problema, secondo Gádor Joya, portavoce del movimento Derecho a vivir (a Parigi c’era anche lei), è proprio considerare l’aborto come un diritto. “Questa concezione sta perdendo presa dentro la società, perfino fra gli abortisti”. “Durante i dibattiti vedo che le posizioni iniziano a sfumarsi, che il dramma dell’aborto inizia a essere più sentito, che il motto delle femministe degli anni 80, ‘noi partoriamo e noi decidiamo’ sta perdendo terreno”. Certo, chi si oppone alla legge ha dalla sua un sondaggio recente del País secondo cui l’80 per cento degli spagnoli non vede di buon occhio il progetto di legge, e punta a bollare la riforma come un progetto minoritario. Secondo Luis Enrique Sánchez, presidente della Federación de planificación familiar estatal, questa è la legge dei “Tea Party spagnoli”, gruppi intransigenti, ma minoritari, che tengono in pugno i Popolari. “Questa legge ci porterebbe ai livelli di Malta e della Polonia, e risponde alla necessità di accontentare l’estrema destra”, ribadisce la socialista Causapié. Ma secondo Benigno Blanco la difesa della vita è parte integrante del programma elettorale del Pp, e una delle principali ragioni del suo successo: “Se i popolari perdono la loro identità di una visione dell’uomo volta al diritto alla vita, si condannano a sparire dalla scena politica”.
La scorsa settimana al Parlamento europeo la legge spagnola sull’aborto è stata oggetto di dibattito: cartelli esposti, discorsi roventi dei socialisti e dei liberali europei. L’Europarlamento ha evitato di emettere atti ufficiali, le questioni di politica interna non si discutono, ma per Bruxelles il governo Rajoy è isolato. “E’ la classe politica europea a essere vecchia”, commenta Blanco. “Nella difesa del diritto alla vita, i cittadini d’Europa l’hanno già superata”.
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