Letta, quantité négligeable

Redazione

I mercati non sembrano impressionati all’idea che Enrico Letta lasci il suo posto a Palazzo Chigi. Almeno a giudicare dall’andamento dello spread tra Btp italiani e Bund tedeschi che da giorni veleggia attorno a quota 200, cioè a livelli non allarmanti, e che ieri è arrivato fino a 198.

    I mercati non sembrano impressionati all’idea che Enrico Letta lasci il suo posto a Palazzo Chigi. Almeno a giudicare dall’andamento dello spread tra Btp italiani e Bund tedeschi che da giorni veleggia attorno a quota 200, cioè a livelli non allarmanti, e che ieri è arrivato fino a 198. Ieri mattina, poi, il Tesoro ha venduto 8 miliardi di Bot annuali, con un rendimento dello 0,676 per cento (dallo 0,735 della precedente asta). Il tutto accade mentre si rafforzano le voci di un cambio in corsa alla guida del governo, con la possibile staffetta tra Letta e Matteo Renzi. L’attuale presidente del Consiglio – nella conferenza stampa di ieri sera – ha tentato di curvare i fatti pro domo sua, ricordando che al momento del suo insediamento c’era “il segno meno” davanti al pil e invece adesso, “dopo 10 mesi” di governo, “il paese ha il segno più”, e attribuendo anche a ciò la discesa dello spread. Falso. Il punto è che, fortuna nostra, l’Italia è tornata a essere quantité négligeable nel grande gioco della finanza internazionale. Per il momento, infatti, e solo per il momento, prevalgono in tutta l’Eurozona fattori più importanti: lo scudo anti spread che Mario Draghi ha contrapposto tra noi e la speculazione, e il temporaneo afflusso di capitali in fuga dai paesi emergenti. Tuttavia, con un governo che gongola per un mero rimbalzo statistico dopo 10 punti di pil persi dall’inizio della crisi, e che non incide per nulla sulla spesa pubblica, la strada verso l’insostenibilità del debito è segnata. Adesso, almeno, si può cambiare.