Premio della critica

Altro che Grillo. Come e perché il sindaco di Sanremo è diventato il vero anti Fazio dell'Ariston

Redazione

I maligni, quelli che non gli vogliono bene, lo chiamano Zoccarauto, per via di quelle concessionarie che la sua famiglia possiede in tutta la provincia e dove lui stesso ha lavorato prima di indossare la fascia tricolore. Ma il soprannome non rende giustizia a Maurizio Zoccarato, il sindaco di Sanremo, il De Luca della riviera, lo sceriffo delle palme, che – come qui è stato chiaro dal primo istante – è il vero personaggio del Festival, altro che Laetitia Caste e Raffaelle Carrà. Se non altro, Zoccarato, 39 anni come Renzi (“ma lui è più bravo”, concede, anche se sembra, standogli vicino, che come il Rottamatore non disdegni qualche lampada), è di sicuro il più scorretto, il meno allineato, l’anti Fazio dell’Ariston.

di Francesco Caldarola

    Sanremo. I maligni, quelli che non gli vogliono bene, lo chiamano Zoccarauto, per via di quelle concessionarie che la sua famiglia possiede in tutta la provincia e dove lui stesso ha lavorato prima di indossare la fascia tricolore. Ma il soprannome non rende giustizia a Maurizio Zoccarato, il sindaco di Sanremo, il De Luca della riviera, lo sceriffo delle palme, che – come qui è stato chiaro dal primo istante – è il vero personaggio del Festival, altro che Laetitia Caste e Raffaelle Carrà. Se non altro, Zoccarato, 39 anni come Renzi (“ma lui è più bravo”, concede, anche se sembra, standogli vicino, che come il Rottamatore non disdegni qualche lampada), è di sicuro il più scorretto, il meno allineato, l’anti Fazio dell’Ariston. Ieri, per dire, al conduttore ha fatto trovare in sala stampa le mogli dei due Marò trattenuti in India: così, a sorpresa, in modo che in tempo zero dalla platea partisse la domanda: “Ma in scaletta avete previsto un omaggio, una battuta sui due fucilieri?”, e costringendo il presentatore a un educato quanto tirato: “Ho appreso solo ora della loro presenza, non lo sappiamo ancora”. Zoccarato è così, gioca d’anticipo, come quella volta che appena insediato in municipio si mise ad attaccare post-it, fogliettini gialli adesivi, in tutti gli spazi che a suo dire erano sporchi, per poi chiamare il responsabile e dirgli: “Le pare pulito questo ufficio? Secondo me no, mi sono permesso di segnalarle dove”, o quando si mise a litigare in pieno corso con un clochard (qualcuno all’epoca disse che lo scalciò persino, lui oggi dice che quello fu un “semplice ma fermo rimprovero”).

    Gioca d’anticipo, si diceva, anche in politica, dove, come tutti da queste parti, fu portato in palmo di mano da Claudio Scajola, ex ministro dello Sviluppo berlusconiano, che all’investitura ufficiale parlava di lui come di “un giovane e dinamico candidato”, con tanto di cronache locali che raccontavano di “teatri al limite della capienza” e irresistibili “bagni di folla”. Salvo poi trovarsi il dispiacere in prima pagina, con il giovane e dinamico che ora dichiara al mondo che lui alle ultime elezioni ha votato Grillo, che il caro leader genovese “gli sta simpatico” e che “gli cederebbe volentieri i biglietti del suo palco all’Ariston”. Ecco, perché questa è la questione, qui: come gestire la rogna Beppe Grillo. Zoccarato vede tutti i giorni i volti Rai preoccupati, mentre lui gongola: “Stiamo parlando di un grande artista, che altrimenti dovremmo strapagare, invece viene gratis, in Rai vedo un po’ troppa agitazione”.

    Gioca d’anticipo, il sindaco, che nel suo curriculum spiega anche di aver “curato” l’apertura di due negozi di divani: non sa ancora se si candiderà alle prossime elezioni ma intanto, sei mesi fa, ha nominato Lucio Presta, il manager dei famosi, direttore artistico del casinò: “Lui ci fa guadagnare un sacco di soldi, porta qui degli spettacoli e li offriamo ai clienti migliori: le mogli li guardano e i mariti giocano”.

    Dici Sanremo ma pensi a Salerno, mentre, orgoglioso, dice che “le strade qui sono in ordine e le tasse basse”, complici anche i 7 milioni di euro (5,5 dal prossimo anno) che la Rai versa nelle casse del comune e che lui dice vengano destinati “in massima parte al sociale”. Cravatte tinte forti, mocassino nero ben spazzolato, il sindaco alla carriera romana ci pensa, “anche se, dopo che non sono stato candidato l’anno scorso, adesso è più difficile”. Lui intanto corre da una tv all’altra, dal programma del mattino sino ai disc jockey della radio, ripete a tutti che lui “è l’unico sindaco che dai tempi di Tangentopoli è riuscito a finire il mandato senza farsi commissariare”. Per il futuro si vedrà, intanto dà il benvenuto al “grande artista” Grillo. E si candida ancora una volta a essere lui il vero anti Fazio dell’Ariston.

    di Francesco Caldarola