Xi e la commissione per la cybercensura
Sarà una “nuova dottrina sulla cybersecurity”, così titola il New York Times, quella che il presidente cinese Xi Jinping detterà dallo scranno più alto di una nuova commissione governativa da lui creata un paio di giorni fa. L’ennesima, ché ormai Xi delle presidenze di ogni tipo di commissione, da quella delle riforme, a quella su internet, sembra fare collezione. E’ il nuovo stile di governo del presidente, Xi sa che la Cina è in transizione, che un passo falso rischierebbe di mandare a monte mesi di lavoro, e vuole essere sicuro che anche la decisione più insignificante passi dalle sue mani.
Sarà una “nuova dottrina sulla cybersecurity”, così titola il New York Times, quella che il presidente cinese Xi Jinping detterà dallo scranno più alto di una nuova commissione governativa da lui creata un paio di giorni fa. L’ennesima, ché ormai Xi delle presidenze di ogni tipo di commissione, da quella delle riforme, a quella su internet, sembra fare collezione. E’ il nuovo stile di governo del presidente, Xi sa che la Cina è in transizione, che un passo falso rischierebbe di mandare a monte mesi di lavoro, e vuole essere sicuro che anche la decisione più insignificante passi dalle sue mani. Dall’esercito, nei mesi in cui la tensione con il Giappone sta salendo (e se la guerra di mare è solo un’ipotesi, quella ideologica è iniziata da tempo: questa settimana Xi ha annunciato l’istituzione di due nuovi giorni festivi per ricordare in chiave anti giapponese alcuni episodi della Seconda guerra mondiale), all’economia, in cui il governo ha confermato le aspettative di crescita nonostante lo scetticismo degli analisti, alla guerra alla corruzione, che quasi ogni giorno miete vittime di rilievo nel partito e nel mondo del business, a internet. Il nuovo stile di governo accentratore di Xi lo sta anche rendendo il presidente più potente in Cina dai tempi di Deng Xiaoping.
La nuova commissione per la cybersecurity, dice l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua in un comunicato, si occuperà “della realizzazione di strategie nazionali, piani di sviluppo e politiche rilevanti nel campo” del digitale. “Dobbiamo sforzarci di trasformare il nostro paese in una cyberpotenza”, ha detto il presidente Xi, ma questo può voler dire molte cose. Più infrastrutture, ché la Cina è il paese più grande al mondo per numero di utenti internet, ma gran parte della popolazione ancora non ha accesso alla rete. Più “sovranità digitale”, ovvero la creazione di una internet cinese (è un piano a cui stanno guardando molti paesi dopo lo scandalo della Nsa americana). Ma anche potenziamento nella guerra informatica, ferita mai sanata con l’America di Obama. A guardare la composizione della commissione, però, un paio di nomi saltano all’occhio. Quello del premier, Li Kequiang, e del numero uno della propaganda, Liu Yunshan. Liu è l’uomo deputato, tra le altre cose, alla censura dell’internet cinese.
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