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La guerra civile d'Ucraina
L’operazione “antiterrorismo” nell’Ucraina dell’est che il governo di Kiev aveva annunciato domenica è infine iniziata: si registrano scontri, morti e feriti, l’aeroporto militare della provincia di Donetsk è stato sottratto ai pro russi (che poi per la maggior parte sono russi addestrati dalla Russia, nonostante le smentite di Mosca, e sono ormai noti come “i piccoli uomini verdi”) e ora le forze ucraine del generale Vasily Krutov avanzano, con l’obiettivo di riportare il controllo del governo centrale in questo territorio di confine che vorrebbe, secondo i manifestanti pro russi, diventare una Repubblica popolare autonoma.
L’operazione “antiterrorismo” nell’Ucraina dell’est che il governo di Kiev aveva annunciato domenica è infine iniziata: si registrano scontri, morti e feriti, l’aeroporto militare della provincia di Donetsk è stato sottratto ai pro russi (che poi per la maggior parte sono russi addestrati dalla Russia, nonostante le smentite di Mosca, e sono ormai noti come “i piccoli uomini verdi”) e ora le forze ucraine del generale Vasily Krutov avanzano, con l’obiettivo di riportare il controllo del governo centrale in questo territorio di confine che vorrebbe, secondo i manifestanti pro russi, diventare una Repubblica popolare autonoma. Il governo di Kiev ha pensato di non avere scelta – ha già ingoiato l’annessione della Crimea alla Russia, quando la comunità internazionale dava garanzie sull’integrità territoriale dell’Ucraina – e anche se dice che non ci sarà una guerra civile, che ogni mossa sarà ponderata e graduale, le notizie sui rappresentanti dei pro russi picchiati fanno presagire altre violenze. Kiev teme di essersi mossa con ritardo: ieri mattina molti giornali internazionali raccontavano che nell’est dell’Ucraina la presenza del governo centrale è ormai un ricordo lontano. Ma allo stesso tempo Kiev teme che le conseguenze di questa operazione siano disastrose. Il presidente americano Obama e il suo collega russo Putin si sono parlati al telefono lunedì sera e la conversazione non è andata bene: l’America chiede alla Russia di smetterla di organizzare le proteste nell’est dell’Ucraina, la Russia dice che è il sentimento popolare a essere pro russo, non c’è nulla di programmato, e rilancia: che cosa ci faceva il capo della Cia Brennan a Kiev, nel fine settimana, dava forse il via libera all’operazione militare dell’Ucraina? Da queste accuse reciproche non ci si muove. La Casa Bianca ieri ha detto che l’operazione militare del governo di Kiev è legittima, che Kiev ha il dovere di rispondere alle provocazioni. Il premier russo Dmitri Medvedev su Facebook ha detto che l’Ucraina è sull’orlo della guerra civile e ha spiegato che bisogna tornare al dialogo, mentre il suo capo, Putin, ha chiesto l’intervento dell’Onu contro l’operazione militare (due giorni fa il governo di Kiev aveva chiesto l’intervento dei Caschi blu dell’Onu per evitare gli assalti dei separatisti).
[**Video_box_2**]Gli esperti delineano scenari che vanno dall’intervento della Russia in difesa dei suoi sostenitori – le immagini satellitari mostrano da settimane 40 mila soldati pronti sul confine – alla risposta della Nato in difesa di Kiev. In mezzo a questi due scenari militari (comunque sempre esclusi da Washington) c’è la via della diplomazia, con nuove sanzioni da parte di Stati Uniti e Unione europea: si possono colpire i settori strategici della Russia, come ha annunciato Obama, ma è difficile pensare che gli europei riescano ad accordarsi in questo senso, pure se, come dicevano gli inglesi al vertice dei ministri degli Esteri dell’Ue lunedì, “tutto dipende dalla Russia”. L’appuntamento della diplomazia è previsto per domani, con il vertice di Ginevra: è la prima volta che russi, ucraini, europei e americani negoziano assieme, e naturalmente gran parte delle speranze di trovare una via d’uscita risiede in un incontro che al momento non vede alcuna area di dialogo condivisa. Gli americani vogliono che i russi non creino instabilità in Ucraina, i russi dicono che non sono loro a creare instabilità, e che anzi gli americani tramano con il governo di Kiev per essere ancora più minacciosi nei confronti di Mosca. Kiev sa che si deve fidare delle parole occidentali, ma teme che poi, una volta che la guerra diventasse civile, una volta che la propaganda russa si mischierà con la confusione sul terreno, sarà difficile ricevere il sostegno che c’è oggi. E Putin, nella sua logica neoimperialista, aspetta proprio che a sembrare sproporzionato sia l’intervento di Kiev, per allungarsi su quell’est ucraino che considera da sempre roba sua.


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