Parla l'ex presidente del Consiglio

Berlusconi al Foglio: nel 2011 in Italia ci fu un colpo di stato, gli Stati Uniti lo confermano

Redazione

“Ha visto che non dico bugie?”, così inizia l’intervista all’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che il Foglio pubblicherà domani.

    “Ha visto che non dico bugie?”, così inizia l’intervista all’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che il Foglio pubblicherà domani. Commentando le ricostruzioni giornalistiche di questi giorni sulla crisi dell’euro, così come il libro di memorie appena pubblicato dall’ex segretario al Tesoro americano, Timothy Geithner, Berlusconi dice: “Avevo detto che nelle mie dimissioni del novembre del 2011 c’era un elemento di coazione, che le cose si erano sviluppate e non per caso a ridosso del G20 di Cannes subito precedente la nomina di Monti senatore a vita eccetera, che un conto è il mio senso di responsabilità nazionale e un conto furono le manovre, esterne e interne, per eliminare un uomo di stato che in Europa contraddiceva il pensiero unico delle burocrazie e dell’establishment tedesco, capeggiato da Angela Merkel. Ecco qui le più rilevanti conferme da Washington e da Londra. Puntuali. I magistrati che mi hanno perseguitato una vita senza prove li chiamerebbero ‘riscontri’ del colpo di stato”.

    [**Video_box_2**]I burocrati di Bruxelles, che “agiscono sempre su mandato di alcuni governi” – sostiene Berlusconi nell’intervista col quotidiano diretto da Giuliano Ferrara – a un certo punto chiesero agli americani di aiutarli a cacciare da Palazzo Chigi il presidente eletto, ricevendo un rifiuto. E per sovrammercato c’è quella “stupenda” dichiarazione di Barack Obama, riportata dal Financial Times, davanti a una Merkel incapace di trattenere calde lacrime: “I think Silvio is right”, penso che Berlusconi abbia ragione quando rifiuta di sottoporre l’Italia, “che non ne aveva alcun bisogno” aggiunge il Cav., al drammatico stress di un salvataggio mediante il Fondo monetario e l’Ue: “Dicono di aver evitato all’Italia di finire come la Grecia, i nostri sapientoni, in realtà avevano tentato di cacciare il nostro paese, con la strategia dello spread, in una condizione alla greca. Io l’ho impedito, ma quando ho visto che si apriva un fronte interno di desolidarizzazione, al quale non era estraneo perfino il Capo dello stato, quando ho capito che l’interferenza era arrivata al suo culmine, ho preferito mettere l’interesse del paese alla stabilità nell’emergenza davanti allo scandalo di una cacciata dalla guida dell’esecutivo dell’ultimo presidente italiano scelto dal popolo. Cioè chi le parla”.

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    Il presidente di Forza Italia, che nell’intervista attacca l’inadeguatezza europea del Pd di Matteo Renzi e del movimento di Beppe Grillo, conclude: “Sono esterrefatto dall’impossibilità per le piccole imprese anche solo di discutere con le banche le linee di credito necessarie all’economia della produzione, dell’innovazione e del rilancio. E’ pazzesco. Le banche sono state inondate di liquidità ma la sua trasmissione alla rete dell’industria, dell’artigianato e del commercio è ancora sostanzialmente bloccata. Ora faccio una Lega per il credito giusto, e vediamo alla fine chi la vince, questa battaglia in nome dei veri interessi dei popoli europei, contro i formalismi della burocrazia più incapace del mondo”.