Anche Human Rights Watch usa le prove raccolte dal Foglio

Redazione

In un report uscito ieri, Human Rights Watch ha raccolto tutte le prove di una serie di attacchi chimici con cloro compiuti dal regime del presidente siriano Bashar el Assad tra l’11 e il 21 aprile scorsi. Le prove comprendono fotografie e video, oltre ai racconti di alcuni testimoni oculari degli attacchi e dei medici che hanno trattato le vittime intossicate.

    In un report uscito ieri, Human Rights Watch ha raccolto tutte le prove di una serie di attacchi chimici con cloro compiuti dal regime del presidente siriano Bashar el Assad tra l’11 e il 21 aprile scorsi. Le prove comprendono fotografie e video, oltre ai racconti di alcuni testimoni oculari degli attacchi e dei medici che hanno trattato le vittime intossicate. Gli attacchi chimici sono avvenuti in tre diverse località nel nord e nell’ovest della Siria, a Kafr Zeita, ad al-Teman’a e a Telmans, e sono stati condotti con barrel bomb, barili lanciati dagli elicotteri dell’esercito del regime  che di solito sono riempiti con esplosivi, chiodi e detriti, ma che nel caso degli attacchi chimici erano stati caricati con grandi taniche metalliche contenenti cloro. I testimoni oculari (Hrw ne ha intervistati dieci) hanno visto degli elicotteri volare bassi sulle zone colpite e scaricare delle barrel bomb. Il particolare degli elicotteri è importante, perché solo l’esercito di Assad li ha a sua disposizione (mentre di cloro potrebbero disporre anche i ribelli), e questo prova che gli attacchi chimici sono stati condotti dal regime. Da settimane la propaganda assadista cerca di attribuire ai ribelli la colpa degli attacchi con il cloro. Il cloro è una sostanza usata per scopi civili, ma la Convenzione sulle armi chimiche firmata anche dalla Siria considera armi chimiche qualsiasi sostanza tossica usata per uccidere o nuocere.

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    Ci sono alcuni elementi citati da quasi tutti i testimoni che dimostrano come le barrel bomb lanciate fossero bombe al cloro e non barili riempiti di esplosivo. Il primo è l’odore, che sette testimoni su dieci hanno chiaramente riconosciuto come cloro (ricordando come fosse lo stesso dei prodotti usati per pulire casa) e il secondo è il fumo giallo-verde (tipico del cloro) che si è diffuso nell’ambiente dopo le esplosioni. C’è anche un video, girato l’11 aprile e caricato su YouTube, che mostra la colorazione gialla della nuvola di fumo, che secondo uno dei testimoni, un chirurgo di passaggio a Telmans, era grande almeno 100 metri. Un’altra prova dell’uso di armi chimiche sono i sintomi dell’inalazione e del contatto con il cloro sulle persone vittime dell’attacco. Complessivamente nei vari attacchi sono morte 11 persone, altre 500 sono state intossicate. Sia i medici che hanno trattato le vittime sia altri testimoni concordano nel descrivere i sintomi, che sono tutti compatibili con l’esposizione al cloro e che Hrw ha suddiviso per stadi di gravità: il più grave è il soffocamento, poi il vomito, le difficoltà respiratorie e una tosse incontrollabile. Lo stadio più lieve è il bruciore degli occhi per chi era stato esposto per poco tempo. Infine ci sono le prove raccolte dopo gli attacchi. L’odore di cloro è rimasto nei siti colpiti per molte ore, e ci sono i video e le foto (tra cui le immagini scattate dal Foglio) risalenti ai giorni successivi, che mostrano i resti (alcuni non esplosi) delle taniche usate negli attacchi, ingiallite per la presenza di cloro, marchiate con CL2, che del cloro è il simbolo chimico, e con la scritta NORINCO, il nome di una fabbrica di stato cinese che produce armamenti, prodotti industriali e materiale chimico.