I giochi di potere della procura di Milano sono diventati una guerra di nervi
Chi sta con chi. Chi non è con me e con noi è contro di me e contro di noi. In procura a Milano non si parla d’altro da quando il caso Bruti Liberati-Robledo, che non è uno scontro personale ma di politica giudiziaria, è diventato di pubblico dominio. Ieri, per dire il clima, Ilda Boccassini, ascoltata dalla commissione del Csm ha detto che Alfredo Robledo, titolare delle inchieste sulla corruzione e diventato suo rivale nella gestione di alcuni fascicoli importanti, “ha dichiarato il falso”, quando l’ha accusata di essersi “rifiutata di rispondere” alla sua richiesta di trasmissione degli atti relativi all’inchiesta su Expo.
di Frank Cimini
Chi sta con chi. Chi non è con me e con noi è contro di me e contro di noi. In procura a Milano non si parla d’altro da quando il caso Bruti Liberati-Robledo, che non è uno scontro personale ma di politica giudiziaria, è diventato di pubblico dominio. Ieri, per dire il clima, Ilda Boccassini, ascoltata dalla commissione del Csm ha detto che Alfredo Robledo, titolare delle inchieste sulla corruzione e diventato suo rivale nella gestione di alcuni fascicoli importanti, “ha dichiarato il falso”, quando l’ha accusata di essersi “rifiutata di rispondere” alla sua richiesta di trasmissione degli atti relativi all’inchiesta su Expo. E da un membro del Csm (Magistratura indipendente, centrodestra), Antonello Racanelli, è giunta al Guardasigilli Andrea Orlando la richiesta di spedire ispettori a Milano.
E si parla e non si lavora o quasi. L’ufficio inquirente è paralizzato, al di là degli arresti per Expo, accelerati proprio in relazione alle dinamiche della scabrosa vicenda tra magistrati. Le richieste al gip recano la data di quattro mesi fa, e già allora tra i frequentatori del Palazzo di giustizia la querelle interna non solo era nota, ma era già un tormentone. Chi sta con chi? Da allora, qualcuno si lamenta, si sono perse le tracce di molte inchieste che stavano per essere chiuse, di interrogatori da fare, di richieste di rinvio a giudizio da presentare all’ufficio del gip. Tutti a schierarsi, a fare proselitismo.
[**Video_box_2**]
Boccassini e Francesco Greco, capo del dipartimento sul diritto penale dell’economia e gli affari civili societari, anche lui messo nel mirino da Robledo per la gestione delle inchieste sulla Sanità, fanno sponda col procuratore capo. Un nome storico del tribunale di Milano come Ferdinando Pomarici si è invece esposto nella critica, Pietro Forno tace ma da sempre ha un buon rapporto con il procuratore capo, mentre anche tra chi tace le posizioni si vanno divaricando. Anche perché tra poche settimane ci sono le elezioni per il nuovo Csm, e alle “primarie” di marzo per scegliere i candidati, la corrente storica di Magistratura democratica, quella del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, era andata male e rischia di perdere almeno un seggio. Ma Milano un caso senza precedenti che fa impallidire anche casi storici come quello tra i pm di Salerno e di Catanzaro che si perquisirono e si sequestrarono atti reciprocamente, quando “Giggino ’a manetta” faceva danni in magistratura prima di farli da sindaco di Napoli.
Come finirà? Un giudice di lunga esperienza, in passato membro del Csm, prevede: “Il Consiglio superiore non confermerà nell’incarico di procuratore capo Bruti Liberati il quale potrebbe optare a quel punto per la pensione, e Alfredo Robledo sarà trasferito per incompatibilità ambientale, misura che può essere adottata anche senza colpe specifiche del diretto interessato, e al posto di Bruti arriverà un magistrato da fuori Milano”. E sarebbe questa la vera novità, perché da decenni a oggi il capo della procura milanese viene costantemente individuato in un magistrato interno. Ma adesso non sarebbe più possibile continuare sulla vecchia strada. Ci sono le cordate in lotta tra di loro, tutti sono parte in causa, per ripristinare un minimo di normalità urge dare il comando a qualcuno fuori dai giochi di potere attuali. Insomma parafrasando uno slogan sessantottino si potrebbe dire che la procura con questa storia ha perso l’innocenza. Ammesso e non concesso che l’abbia mai avuta.
Ma appare difficile una previsione sui tempi di soluzione, che dipendono anche da nuove eventuali audizioni davanti al Csm – ma ieri il Csm ha fatto sapere che non ascolterà in una nuova audizione Robledo, come da lui richiesto – e pure dagli sviluppi dell’inchiesta sugli appalti Expo. Le accuse, da quanto emerso finora, non possono essere ritenute infondate, anche se come spesso accade a suscitare perplessità è la contestazione agli indagati dell’associazione per delinquere. E i provvedimenti restrittivi fanno riferimento esclusivamente al reato associativo, non ai “reati fine”, la turbativa d’asta e la corruzione. E l’associazione troppo spesso viene usata per chiedere e ottenere gli arresti, e per essere più credibili in caso di rogatorie internazionali. Una richiesta di assistenza giudiziaria in Svizzera c’è già. Anche di questi problemi si parla in procura a Milano, ma a bassa voce tra i magistrati estranei all’inchiesta. Come del resto si continua a discutere di quello che è considerato il vero pomo della discordia tra il procuratore capo e il vice, il fascicolo sulla gara d’asta Sea indetta dalla giunta Pisapia, “dimenticato” per sei mesi in un cassetto dell’ufficio di Bruti Liberati e affidato a Robledo solo a giochi fatti per l’asta. Il procuratore generale Manlio Minale, davanti al Csm, ha ammesso che almeno in questo caso c’è stato danno alle indagini, con Robledo costretto a farle solo quando sarebbe stato inutile intercettare. E si sa che ormai nelle indagini intercettare è tutto. O quasi.
Osserva maliziosamente un magistrato non collocabile sicuramente a destra: “Se un pm lascia nel cassetto per sei mesi un fascicolo su Berlusconi lo arrestano per corruzione senza accertare quanti soldi avrebbe preso e attraverso chi. Insomma senza sapere leggere e scrivere”. L’ex governatore Formigoni iscritto solo un anno dopo tra gli indagati per corruzione per la Sanità è un altro degli appunti di Robledo, stavolta in direzione del collega “aggiunto” Francesco Greco, il quale dal canto suo ha qualche problema con indagini tributarie che aveva chiesto di archiviare e che la procura generale ha invece avocato, ottenendo diversi rinvii a giudizio con citazione diretta. Ma quella di iscrivere formalmente tra gli indagati persone sulle quali sono già stati fatti accertamenti è un vecchio trucco e non solo della procura di Milano. Dietro a tutti questi scontri, che riguardano il modo e i tempi in cui procedere da parte dei magistrati su inchieste delicate, ci sono sempre ragioni di opportunità politica, commentano, o meglio mormorano, non pochi magistrati. Le stesse ragioni che, secondo Robledo, portarono al tentativo di insabbiare il fascicolo Sea. Bruti, ricordano, fu nominato all’unanimità dal Csm, perché più “politico” rispetto ad altri candidati, in grado di garantire un po’ tutti, se è vero che a un certo punto si oppose pure alla formalizzazione del coinvolgimento del presidente della provincia Guido Podestà, Pdl, nell’inchiesta sulle firme false per il listino Formigoni alle elezioni che diedero al Celeste il quarto mandato, altra battaglia di Robledo a cui ora Marco Pannella tributa elogi per aver scoperchiato per primo la pentola della procura di Milano.
di Frank Cimini
Il Foglio sportivo - in corpore sano