Finita la marcia su Rapallo / 8

Renzi è un fuoriclasse ma Berlusconi può ancora recuperare l'amor perduto

Redazione

Ci sono storie d’amore in cui, anche quando sai che ormai non c’è più nulla da fare – che i motivi per rimanere insieme mancano mentre quelli per scappare abbondano – alla fine rimani e non scappi. Non ora, non in questo momento. In attesa di chissà quale capovolgimento, in attesa che lui arrivi con le parole che non ti ha mai detto, in attesa di un colpo di teatro che riporti l’armonia perduta. Basta volerlo. Silvio Berlusconi deve recuperare l’amor perduto dei suoi.

di Annalisa Chirico

Leggi anche i commenti Armeni, Buttafuoco, Mancina, Marcenaro, Cirino Pomicino, Di Michele e Pace

    Ci sono storie d’amore in cui, anche quando sai che ormai non c’è più nulla da fare – che i motivi per rimanere insieme mancano mentre quelli per scappare abbondano – alla fine rimani e non scappi. Non ora, non in questo momento. In attesa di chissà quale capovolgimento, in attesa che lui arrivi con le parole che non ti ha mai detto, in attesa di un colpo di teatro che riporti l’armonia perduta. Basta volerlo. Silvio Berlusconi deve recuperare l’amor perduto dei suoi. La corrispondenza sentimentale tra Berlusconi e il “suo” popolo è stata sempre così, carnale e mondana, come si addice a certe passioni in cui comanda l’istinto e la ragione segue. Quel 16 per cento e poco più di elettori che ha apposto la croce sul simbolo in cui campeggia il nome dell’ex Cavaliere non si è recato alle urne perché attirato dal marketing odontoiatrico o da quello confusamente animalista.  Neanche per il “programma europeo”  di Forza Italia, se non altro perché Forza Italia non ha proposto alcun programma chiaro per l’Europa. Gli elettori che hanno votato Berlusconi lo hanno fatto nonostante Berlusconi. Hanno votato Forza Italia nonostante Forza Italia. Sono gli irriducibili del berlusconismo, la guarnigione del sogno liberale del ’94, gli stregati dal Berlusconi “eroe civile”, imprenditore e uomo di stato, oggi ammaccato leader prigioniero. A lui perdonano tutto, anche lo scarso appeal attuale, anche la vaghezza della proposta, anche il mancato rinnovamento del partito. Per [**Video_box_2**]loro Berlusconi è la garanzia contro la sinistra delle tasse, il progetto antistatalista imperniato sul sacro rispetto per il singolo individuo e la sua proprietà, sulla “santificazione” della società civile e della sua capacità di autogoverno senza bisogno di burocrati a spese nostre. E’ il leader che non pontifica contro l’illegalità, perché sa che l’illegalità diffusa non è un difetto antropologico degli italiani ma una conseguenza di elefantiasi normativa e vessazione burocratica. E’ l’uomo privato che non suscita complessi di inferiorità perché si pone allo stesso livello dell’elettore, si mostra banale nella propria umanità come ciascuno di noi è, peccatore tra i peccatori. E’ l’imputato permanente dal giorno successivo alla discesa in campo, la sua è una parabola giudiziaria che impiega vent’anni a ruttare una condanna definitiva, la “caccamiata” psichedelica, che manda in sollucchero gli eccitati delle manette. Quegli elettori, che hanno rinnovato la fiducia al leader in camice bianco, sono gli affezionati del voto moderato che non si fanno ammaliare dal pifferaio governativo, non votano a sinistra e mai potrebbero votare il comico delle forche. Hanno seguito il cuore, e sebbene nel momento attuale ci siano mille ragioni per affogare nella delusione e sbattere la porta, hanno deciso di restare, senza cedere a fatui innamoramenti.

    Renzi  è un fuoriclasse, c’è poco da fare. Ha stregato persino il nord produttivo e tradizionalmente berlusconiano. Ma il finale è ancora da scrivere. Gli italiani non sono un popolo di sinistra, e il premier non ha ancora vinto la sfida più importante, quella del governo. L’economia italiana è ingabbiata nella recessione, i segnali di ripresa hanno il segno meno. Renzi non si è ancora imposto come il Tony Blair nostrano.  Dopo il clamoroso successo elettorale, il fuoco amico del Pd si calmerà per qualche mese ma poi riprenderà inesorabile. E per far ripartire l’Italia non bastano gli ottanta euro, né l’abolizione farlocca delle province né l’approvazione di un paio di decreti già incardinati dal suo predecessore. Renzi deve decidere di fare sul serio. La spesa pubblica va tagliata a colpi di scure. Nel frattempo, per riconquistare l’amor perduto e non lasciarlo andar via, Berlusconi deve avviare la successione dinastica e rottamare gran parte dell’attuale personale politico di Forza Italia, operazione finora rinviata. Tocca agire, e in fretta. Le elezioni politiche non aspetteranno il 2018.

    di Annalisa Chirico

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