Il Csm contro Bruti Liberati. Irregolare la trasmissione degli atti del caso-Ruby
La motivazione sarebbe stata opportuna "per scongiurare qualunque sospetto di una gestione personalistica dell'indagine"
Bacchettate dal Consiglio supremo della magistratura a Edmondo Bruti Liberati sul caso Ruby. Come segnalano dalla settima commissione del Csm nella relazione approvata a maggioranza la scorsa settimana sul caso dello scontro alla procura di Milano, infatti "l'assegnazione del fascicolo a Ilda Boccassini da parte del procuratore capo Bruti Liberati è avvenuta nella prima fase verbalmente e poi solo successivamente confermata con provvedimento formale privo tuttavia di motivazione".
La motivazione sarebbe stata opportuna "per scongiurare qualunque possibilità di rischio di esporre l'ufficio al pur semplice sospetto di una gestione personalistica di indagini delicate concernenti un esponente di spicco della politica nazionale", sottolinea la commissione con riferimento a Silvio Berlusconi.
Anche nel caso del 'Ruby bis' e del 'Ruby ter' sarebbe stato necessario un "formale coinvolgimento" dell'aggiunto Alfredo Robledo, coordinatore del dipartimento competente per i reati contro la pubblica amministrazione. La "prassi" sulla base della quale il fascicolo fu assegnato al pm Pietro Forno infatti "non si pone in linea" con "i criteri organizzativi dell'ufficio".
Dunque tali aspetti per la commissione "devono essere vagliati dagli organi consiliari e disciplinari". Nella delibera è stata infatti disposta la trasmissione degli atti al pg della Cassazione e al ministro della Giustizia, oltre che alla quinta commissione del Csm, responsabile per gli incarichi direttivi.
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