Poche bischerate sulla libertà d'impresa
Mentre l’Istat informa che sette milioni di italiani che aspirerebbero a un lavoro non riescono a trovarlo, alla Camera dei deputati avanza un progetto di legge che ende obbligatorie almeno dodici giornate di chiusura l’anno degli esercizi commerciali.
Mentre l’Istat informa che sette milioni di italiani che aspirerebbero a un lavoro non riescono a trovarlo, nemmeno part-time, e che la metà di essi smette anche di cercarlo, alla Camera dei deputati avanza un progetto di legge che, con l’accordo del Partito democratico e del Movimento 5 stelle, rende obbligatorie almeno dodici giornate di chiusura l’anno degli esercizi commerciali, nei giorni di feste come il primo dell’anno, Epifania, Pasquetta, Ferragosto, Santo Stefano (che non sono realmente festività religiose) e il 1° maggio e il 25 aprile, non facilmente classificabili come festività “nazionali”. In tal modo si fa un passo indietro significativo rispetto a uno dei pochissimi interventi davvero favorevoli alla libertà d’impresa adottati negli ultimi tre anni, quello della libertà di commercio, e si restaura la limitazione alla concorrenza, secondo le richieste delle associazioni di categoria che racchiudono piccoli operatori che esigono la propria protezione e le invocazioni della Conferenza episcopale italiana. Per Lino Stoppani, vicepresidente della Confcommercio, le liberalizzazioni creano efficienza ma altresì disagio sociale. Dimentica che esse possono alleviare il disagio di chi cerca lavoro. L’attenuazione della concorrenza, così imposta alla grande distribuzione, danneggia i consumatori, in particolare nelle fasce a minor reddito e minor possibilità di scelta del tempo libero.
Lo spirito neocorporativo del progetto di legge Senaldi è reso ancora più evidente da un articolo dello stesso testo che prevede deroghe parziali alle 12 chiusure, mediante delibere municipali, effettuate previe consultazioni con le associazioni di categoria. Ciò anziché concedere ai singoli commercianti la libertà di scegliere le giornate in cui effettuare le deroghe, salvo per alcune festività obbligatorie, come chiedono Scelta civica, Forza Italia e Ncd. Questa mossa parlamentare, effettuata a ridosso del secondo turno delle elezioni comunali, probabilmente ha accresciuto la quota dei piccoli commercianti che sono andati a votare le liste del Partito democratico, ma non sembra avergli giovato molto. Matteo Renzi non può accettare un passo del gambero sulle liberalizzazioni che contraddice la sua linea di riforme, si pone in contrasto con le raccomandazioni europee e fa rimpiangere perfino le “lenzuolate” di Pier Luigi Bersani.
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