Venezia o cara
Se non ti aiuta il Consorzio Venezia nuova non sei nessuno. Mica solo tangenti e malaffare. Il Consorzio è come una propaggine dei Lavori pubblici, il cuore pulsante delle Infrastrutture e un po’ la Cassa per il Settentrione.
Se non ti aiuta il Consorzio Venezia nuova non sei nessuno. Mica solo tangenti e malaffare. Il Consorzio è come una propaggine dei Lavori pubblici, il cuore pulsante delle Infrastrutture e un po’ la Cassa per il Settentrione. Un universo di senso, mecenatismo e danè al quale si sono abbeverati intellettuali coi fiocchi, statisti e porci senz’ali. Se non si capisce questo, se non s’introduce nel dibattito pubblico un atomo di realismo incantatorio, se non culturalmente assolutorio, non si riuscirà mai a spiegare perché Gianni Riotta abbia affidato a Venezia nuova, nella sua veste di editore, il suo prezioso romanzo, “Ombra”, che nel 1995 l’Adnkronos definì “un attualissimo sguardo su un possibile e grottesco futuro della Serenissima”. Ma non si spiegherebbero nemmeno i 150 mila euri – sic fertur – investiti dal generoso Consorzio nella campagna elettorale del serio e probo Enrico Letta; né si darebbe una ragione per la quale addirittura il lindissimo Massimo Cacciari, filosofo e sindaco emerito di Venezia, avrebbe chiesto allo stesso Consorzio una sponsorizzazione di 300 mila euri per il Venezia calcio più altri favori per un cantiere che gli stava a cuore.
Aggiuncici gli altri di cui già s’è detto e scritto, e che cosa esce fuori? S’intravede una galleria di peccatucci, questo è chiaro, non sempre emendabili e anzi da esecrare. Ma la questione di fondo rimane immutata: Venezia Nuova è un colosso che come minimo vale il pil di San Marino e fa più cultura e imprenditoria del Mibac e della Confindustria messi insieme. La legge è sovrana, d’accordo, ma a volte la sfiga è cieca e la fortuna ci vede benissimo; nel nord-est italiano la fortuna si chiama Consorzio Venezia nuova e ha baciato un po’ tutti.
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