Il pacchetto Guidi-Padoan
Dopo l'Irpef, Renzi vara il piano “80 euro alle imprese”
Credito alternativo, incentivi per investimenti e sgravi in bolletta
Ieri c’è stato il via libera definitivo della Camera dei deputati al decreto Irpef, mentre un mese fa erano già arrivati ottanta euro in più nella busta paga dei lavoratori dipendenti. Ora tocca alle piccole e medie imprese ricevere sostegno dal governo Renzi per mezzo del maxi-decreto approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri e che alla fine dovrebbe essere pubblicato oggi sulla Gazzetta ufficiale. Una manovra complessiva da 3 miliardi di euro, per due “pacchetti”: finanziario ed energetico. Col primo il governo intende incentivare l’emancipazione delle imprese dal credito bancario – le compagnie d’assicurazione e di cartolarizzazione potranno concedere credito alle imprese – incoraggiare l’accesso al mercato dei capitali e alla quotazione in Borsa attraverso benefici fiscali e sostenere il ritorno degli investimenti in beni strumentali (come macchinari, attrezzature ecc.) tramite un credito d’imposta del 15 per cento per chi investe almeno 10 mila euro nel prossimo anno.
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha detto che da queste misure s’attende un’accelerazione della crescita economica nei prossimi trimestri, un beneficio permanente per l’economia in forza di una maggiore capitalizzazione delle imprese derivante dall’aumento delle fonti di finanziamento. Misure che, assicura Padoan, hanno già coperture adeguate e “sono in un quadro di equilibrio fondamentale del bilancio”. Il piatto forte, però, è servito dal pacchetto energetico del ministro dello Sviluppo, Federica Guidi: fare risparmiare alle imprese almeno 1,5 miliardi all’anno di spesa per la bolletta energetica (10 per cento in meno a regime nel 2015) attraverso la riduzione strutturale dei sussidi alle rinnovabili, per anni beneficiarie di una politica assistenzialista che ha distorto il mercato elettrico. Con gli ottanta euro in più in busta paga il premier Renzi ha scommesso che gli italiani torneranno a consumare. Con la minore spesa per la bolletta elettrica Guidi spera che imprenditori e commercianti rifiatino (vedi la diminuzione degli oneri di 3.000 euro all’anno per un albergo, 400 per un ristorante, 250 per un bar) e recuperino competitività. L’approccio è keynesiano, la logica è “restitutiva”: chi aveva dato (molto) adesso si riprende qualcosa, “non proprio bruscolini”, per dirla come Guidi. Cresciuta e pasciuta in Confindustria, Guidi aveva scelto l’ultima assise confindustriale per restituire dignità a fabbrichette e artigiani che pagano l’energia circa un terzo in più rispetto alla media Ue. Da qui l’annuncio di “compiere, per la prima volta, un’ampia opera di equità tariffaria. Chiedendo a tutti di rinunciare a qualcosa per evitare che qualcuno debba rinunciare a tutto”. In passato le agevolazioni venivano realizzate per singole categorie, come per le rinnovabili e gli energivori ai quali adesso Guidi presenta il conto. Ora non c’è un destinatario: sono misure per tutti, circa 710.000 soggetti. Come ogni riforma che si rispetti ha degli avversari.
[**Video_box_2**]Uno schiaffo ai tifosi del “green” Guidi è stata al centro di pressioni asfissianti. Non solo del premier (Renzi ha confessato di chiamarla anche alle 7 del mattino per discutere il provvedimento) ma soprattutto dei produttori di energia alternativa (solare, eolico) che paventano chiusure a catena. Agostino Re Rebaudengo, presidente di AssoRinnovabili, ad esempio, ricorda al governo che “non si possono aiutare le Pmi facendo chiudere altre Pmi. Perché queste siamo noi. Si perderanno 10.000 posti e almeno 10 miliardi d’investimenti esteri. Perché, se il governo si rimangia gli impegni, chi verrà più a investire da noi?”. Inutile dire che i suoi avvocati sono all’opera. L’anima ambientalista del Pd invocava modifiche. Grillini pronti all’ennesima guerra di religione. Sono isteriche le banche perché quasi tutti gli impianti del paese sono stati finanziati da mutui, garantiti appunto da incentivi pubblici. Ma la lista delle rimostranze è lunga. Per motivi diversi (il rischio di ripercussioni sul debito pubblico e le caratteristiche degli emittenti) la Ragioneria dello stato e Bankitalia hanno impedito al governo di fare emettere bond alla Cdp o al Gse per rimborsare il taglio dei sussidi al fotovoltaico. Brontolano le Ferrovie che si vedranno ridurre le tariffe agevolate. Guarda e plaude invece l’Enel: l’azienda si vedrà tagliare 40 milioni per fondi diretti al mantenimento dei vecchi impianti, ma il neo ad Francesco Starace ha definito la difesa degli incentivi “una battaglia di retroguardia”.
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