Deficit di trasparenza
Non solo l’Ue deve fare chiarezza sui debiti della Pa, anche Roma.
La procedura di infrazione della Commissione europea nei confronti dell’Italia per il ritardo nei pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione è criticabile per una carenza di chiarezza. Bruxelles non distingue fra i ritardi nel pagare somme già messe a bilancio, che fanno già parte del nostro debito pubblico (anche se non di quello in titoli) e i ritardi nell’assolvere a debiti non ancora registrati. La loro certificazione comporterebbe una crescita del rapporto debito/pil che già supera il 133 per cento, soglia che la Commissione stessa non vuole venga superata. Ciò detto, e sorvolando sui battibecchi tra governo e Bruxelles, questi ritardi sono intollerabili: sono fra le cause della crisi di molte imprese in settori nevralgici come quello delle infrastrutture (in media di 120 giorni di ritardo) e delle forniture sanitarie (nel sud oltre mille giorni). Il che genera un cumulo di “sofferenze” nei bilanci delle le banche, e quindi meno credito per tutti. Parte del problema deriva dagli enti locali che, da un lato, sono cattivi pagatori anche per via delle rigidità dell’attuale Patto di stabilità (una revisione è “nell’agenda del governo”, ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan) e, dall’altro, non hanno piena contezza di quanto devono ai fornitori giacché i debiti, in molti casi, non sono messi a bilancio nell’esercizio in cui vengono contratti. Ciò crea un arretrato incontrollato di debiti di cui nemmeno conosciamo l’entità. Qui bisogna agire. Non solo perché ce lo impone l’Unione europea, ma perché lo esige il nostro interesse per una corretta gestione della cosa pubblica.
Il Foglio sportivo - in corpore sano