Peshmerga curdi in azione in Iraq (Foto Ap)

Maliki vuole restare al governo e ignora Kerry

Redazione

Il premier iracheno rifiuta di formare un governo più inclusivo come aveva chiesto la Casa Bianca. E l'Iran invia i suoi droni.

Il premier iracheno Nouri al-Maliki ha escluso la formazione di un governo di unità nazionale per far fronte all'avanzata jihadista, respingendo la soluzione auspicata dagli Stati Uniti anche durante la visita di ieri del segretario di stato, John Kerry. "Gli appelli a formare un governo di unità nazionale sono un golpe contro la Costituzione e il processo politico", ha dichiarato il leader sciita nel suo discorso settimanale in tv, che ha lanciato trasparire velate accuse a curdi e sunniti. Maliki ha riaffermato l'impegno a convocare entro il primo luglio una sessione del nuovo Parlamento iracheno per la formazione di un nuovo esecutivo, ma ha escluso che questo debba imbarcare tutte le componenti della società irachena. A suo dire, chi preme per un esecutivo di emergenza "vuole attentare alla Costituzione ed eliminare il giovane processo democratico derubando gli elettori del loro voto". L'accusa è rivolta ai partiti sunniti che, ha aggiunto senza nominarli, "si sono ribellati alla Costituzione per unirsi agli jihadisti" dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis).

 

"In questa drammatica situazione" con una "feroce" guerriglia, ha aggiunto Maliki alludendo anche ai curdi, "non abbiamo sentito i nostri partner politici parlare di un sostegno al governo. Questi hanno invece agito come se dovessero spartirsi un bottino". Il blocco sciita di Maliki, Dawa, ha vinto nettamente le elezioni politiche del 30 aprile con 92 seggi, quasi il triplo della seconda forza parlamentare, e il premier uscente ha ottenuto 720 mila preferenze. Tuttavia non ha una maggioranza assoluta e dovrà ora cercare di formare un'alleanza con altri gruppi politici.

 

Intanto, sul campo, i militanti dell'Isis hanno conquistato una del più grandi basi aeree del paese e hanno preso il controllo di un importante pozzo petrolifero. Si tratta delle strutture di Ajeel, 30 chilometri a est di Tikrit che produce circa 28 mila barili di petrolio al giorno. Fonti locali hanno dichiarato a Reuters che le tribù locali che proteggevano l'impianto dopo il ritiro della polizia, non sono riuscite a opporsi all'avanzata dell'Isis. Oggi, il New York Times, citando fonti dell'establishment militare statunitense, ha riferito che l'Iran starebbe inviando i suoi droni per operazioni di sorveglianza in Iraq. Oltre ai velivoli senza pilota, Teheran avrebbe già inviato nel paese un'unità di intelligence per aiutare il governo di Maliki nella raccolta di informazioni sui combattenti sunniti. Sempre secondo il quotidiano americano, inoltre, il generale iraniano Qassim Suleimani avrebbe visitato l'Iraq in segreto almeno due volte recentemente per offrire assistenza a Baghdad nella mobilitazione di circa due mila militari sciiti nel sud del paese. L'Iran avrebbe inoltre autorizzato l'invio di armi ed equipaggiamenti per le forze di sicurezza irachene tramite voli cargo. Le operazioni avviate da Teheran, tuttavia, sarebbero del tutto scollegate da quelle intraprese da Washington, che oggi ha fatto arrivare nel paese i primi consiglieri militari promessi da Obama.

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