Matteo Renzi e, sullo sfondo, Silvio Berlusconi (Foto La Presse)

Dietro un patto senza Appello

Perché l'asse tra il Cav. e Renzi regge nonostante procure e rinfocolatori

Redazione

I fronti di Forza Italia, la linea Verdini, il dialogo (ieri) con gli ambasciatori del premier e le due linee parallele.

Roma. Rabbuiato e preoccupato dall’offensiva giudiziaria, dai movimenti minacciosi della procura di Napoli e dall’Appello del processo Ruby a Milano, Silvio Berlusconi ha deciso, d’accordo con i suoi avvocati, di diradare le uscite pubbliche, di starsene un po’ ad Arcore, lontano da Roma, perché, come lascia capire anche Deborah Bergamini, stavolta davvero il Cavaliere rischia gli arresti domiciliari, o, peggio, la carcerazione. Dice infatti la responsabile della Comunicazione di Forza Italia: “Tutta la vicenda di Berlusconi, compresi gli ultimi eventi, dice che l’Italia non è un paese libero e che il rapporto tra giustizia e politica è malato”. Nel partito si solleva dunque forte la voce dei rinfocolatori, e i timori giudiziari del Cavaliere vengono trasformati dalla corte politica romana in argomenti per divellere gli accordi con Matteo Renzi. “Le riforme rischiano di essere un bluff”, dice Renato Brunetta, mentre Maurizio Gasparri è ancora più esplicito: “Bisogna che FI riunisca i gruppi per decidere cosa fare. Lo impongono l’aggravarsi dell’aggressione politico-giustizialista nei confronti di Berlusconi e le concomitanti scadenze sulle riforme istituzionali”. Ma i contatti tra l’intendenza del Cavaliere e quella di Renzi vanno avanti. Denis Verdini e Paolo Romani sono stati a colloquio per un’ora e mezza con il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. “Stiamo discutendo. Andiamo avanti. A piccoli passi”, ha detto Romani. E nel partito del centrodestra convivono due linee, due scuole di pensiero: chi vorrebbe mandare tutto all’aria, subito. E chi invece, come Verdini, sostiene che per Berlusconi non ci sia miglior garanzia che sostenere le riforme di Renzi. Berlusconi deve restare centrale, dicono. E prima o poi si dovrà anche eleggere il presidente della Repubblica: l’uomo che concederà la grazia? Chissà. “Le riforme si faranno. Punto e basta”, ripete dunque Daniela Santanchè. E Mariastella Gelmini: “I guai giudiziari del Cavaliere non hanno niente a che vedere con il percorso delle riforme. Sono due linee parallele, che non s’incontreranno mai”.

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