Così una madre le suona all'Onu
Blitz dei genitori degli studenti israeliani rapiti al Palazzo delle nazioni
Non ha ogni ragazzo il diritto di ritornare a casa da scuola sano e salvo?”. Rachel Fraenkel, madre di Naftali – uno dei tre ragazzi israeliani rapiti in Cisgiordania – ha avuto il coraggio di porre questo interrogativo davanti alle Nazioni Unite a Ginevra in un accorato appello per la liberazione dei giovani israeliani. Rachel a Ginevra, dove era insieme alle madri di Eyal Yifrach e Gilad Shaar, ha detto che “siamo venute noi tre madri qui per essere sicure che il mondo stia facendo di tutto per portare a casa i nostri figli”. Le tre donne hanno accusato la più alta istanza politica per i diritti umani, il Palazzo delle nazioni di Ginevra, da anni teatro delle più incredibili e immorali risoluzioni contro lo stato ebraico e i suoi cittadini. Il Consiglio dei diritti umani è succeduto alla discreditata commissione che nel 2004 accettò l’affiliazione del Sudan, mentre quel paese stava compiendo il genocidio in Darfur. Ha cambiato nome, ma il Consiglio ha sempre la stessa missione: ignorare le violazioni di diritti umani nel mondo e condannare Israele. Ruthie Blum sul giornale israeliano Israel Hayom scriveva ieri che “da quando il 12 giugno i tre studenti sono stati rapiti, l’Onu si è concentrata nel condannare soltanto la risposta israeliana nei Territori”, finora infruttuosa nelle ricerche. Ci hanno pensato queste tre donne ebree a riportare l’onore nell’Aula di Ginevra. Ma non è soltanto l’Onu a tacere o a usare una lingua di legno sul rapimento dei tre studenti. Jennifer Rubin sul Washington Post accusa anche la Casa Bianca, rimasta in silenzio sul rapimento. Non ci sono hashtag di Michelle Obama per i tre rapiti.
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