Scoperta organizzazione di trafficanti di essere umani
A Pozzallo intanto è arrivata il il peschereccio teatro della tragedia dell'altro ieri
Nel giorno in cui la polizia scopre un'organizzazione di trafficanti di esseri umani responsabile, tra l'altro, del viaggio finito il 3 ottobre dell'anno scorso con il tragico naufragio davanti a Lampedusa dove morirono 366 profughi, in maggioranza eritrei, approda a Pozzallo (Ragusa) il peschereccio dell'ultima ecatombe: almeno 30 i morti nella stiva del barcone, tutti uomini africani morti soffocati nel locale angusto dov'erano stati ammassati dagli scafisti. Due degli aguzzini sono stati individuati dalla polizia di Ragusa, che ha raccolto le testimoninaza dei superstiti e altri importanti elementi di prova che sono ora al vaglio della Procura della Repubblica di Ragusa. Gli immigrati ascoltati finora raccontano di violenze dei trafficanti libici nei loro confronti ed in particolare contro gli uomini africani. Tra lacrime e disperazione sono state raccolte le deposizioni degli amici delle vittime, e anche di qualche loro parente: "Abbiamo provato a salvarli appena ci siamo resi conto, abbiamo fatto di tutto ma purtroppo era tardi, sembrava dormissero". Uno dei profughi ha accusato: "E' stata tutta colpa loro, ci hanno messo li dentro come le bestie e non potevamo neanche uscire perché sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere". A Pozzallo e' attesa anche la fregata "Grecale", che aveva soccorso e rimorchiato il peschereccio con i cadaveri, poi agganciato da una chiatta per l'ingresso in porto. Sull'unità militare ci sono i 566 superstiti, interrogati già a bordo dalla polizia.
Il Servizio centrale operativo della polizia e le Squadre Mobili di Palermo ed Agrigento hanno invece eseguito con l'operazione chiamata "Glauco" 9 decreti di fermo emessi dalla Dda di Palermo. Gli indagati sono stati rintracciati nelle province di Agrigento, Catania, Milano, Roma e Torino, dove sono state anche notificane 5 informazioni di garanzia. Associazione per delinquere, e favoreggiamento dell'immigrazione e della permanenza clandestina, aggravati dal carattere transnazionale del gruppo criminale sono i reati contestati a vario titolo.
"Inshallah! Così ha voluto Allah" e' stata la gelida risposta che il trafficante libico ha dato al suo complice sudanese al telefono, dopo il naufragio del 3 ottobre a Lampedusa. La conversazione tra i due capi dell'organizzazione di trafficanti è stata intercettata dalle autorita' italiane che, tra mille difficoltà, sono riuscite a individuare le utenze telefoniche dei due malfattori. I pm di Palermo nel corso di 5 mesi di indagini hanno intercettato 30 mila conversazioni, tutte condotte in arabo ed in eritreo. L'organizzazione aveva base in Libia e Sudan, ma disponeva anche di una "cellula italiana" che opera in Sicilia - in particolare ad Agrigento - e a Roma dove gli extracomunitari, che una volta giunti in Italia fanno perdere le proprie tracce, vengono alloggiati in case e appartamenti in attesa di proseguire verso altre mete, non solo in Europa ma anche in America.
E' infine rientrato l'allarme per la malattia infettiva riscontrata su uno dei profughi soccorsi dalla nave militare "Orione", giunta oggi a Catania con a bordo 396 immigrati. Si trattava di un caso di varicella, come accertato dai medici dell'ospedale Spallanzani di Roma, dove lo straniero era stato trasferito in elicottero.
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