Immunità e impunità
La corporazione giudiziaria difende con successo la propria fattuale impunità, opponendosi a ogni forma di applicazione di effettiva responsabilità civile.
Mentre sulle prime pagine dei giornali campeggia la polemica sull’immunità per i parlamentari – che in realtà dell’immunità ha solo il nome – la corporazione giudiziaria difende con successo la propria fattuale impunità, opponendosi a ogni forma di applicazione di effettiva responsabilità civile. Si tratta di una violazione palese del principio costituzionale dell’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, peraltro confermata da un’espressione diretta della volontà popolare attraverso un referendum, completamente disatteso. Fa scandalo che i membri di un’Assemblea legislativa non possano essere privati della libertà personale ma non si vede l’enormità della pretesa di una categoria che può commettere, anche con “dolo o colpa grave”, ingiustizie senza pagarne mai le conseguenze. Secondo la legge in vigore, se un consesso di magistrati decide che un cittadino ha subìto un’ingiustizia, sarà lo stato a rispondere del danno arrecato. Teoricamente poi potrebbe rivalersi in parte sul magistrato responsabile, ma questo non accade praticamente mai.
Va detto, peraltro, che quello che verrebbe sanzionato da una legge sulla responsabilità civile dei magistrati non è il semplice errore giudiziario, che è sempre possibile e che peraltro può essere corretto grazie all’esistenza di più gradi di giudizio. Si tratta di sanzionare comportamenti gravissimi che volontariamente o per inaccuratezza producono danni irreparabili a cittadini ingiustamente sottoposti a procedimenti giudiziari infondati o manipolati. E’ questo il senso del “dolo o colpa grave”: un comportamento di cui tutti sono tenuti a rispondere, esclusi solo i magistrati.
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