Il Cav. costituente
Due o tre cose da ricordarsi alla vigilia dell’Appello sul caso Ruby.
Silvio Berlusconi sfida i suoi sostenitori, che in gran numero considerano l’accordo istituzionale con Matteo Renzi come una resa senza condizioni, e conferma l’accordo, nonostante tutto, nonostante tutti. E’ lo stile di uno statista che non si fa distrarre dall’obiettivo storico di rendere efficace il sistema decisionale della democrazia repubblicana, nemmeno dalle continue persecuzioni cui è sottoposto, neppure dall’esigenza di dare fiato allo spirito di opposizione che legittimamente anima il suo partito. Naturalmente non mancheranno gli osservatori che cercheranno di gabellare il contrario, magari sostenendo che l’accordo con il premier è stato confermato in relazione alla sentenza del 18 luglio sul cosiddetto caso Ruby, dopo aver scritto fino a oggi che esattamente per lo stesso motivo Berlusconi avrebbe rotto con Renzi alla vigilia del pronunciamento della Corte d’appello milanese. La leggenda nera del Cavaliere interessato solo ai propri affari, e che ha gestito solo in funzione di questi la sua attività politica, è sempre stata una sciocchezza, persino un insulto per un paese che ha conferito per vent’anni un ruolo di primo piano a Berlusconi e alla sua politica, ruolo che si conferma anche nella situazione tremenda di quest’ultimo periodo. Se si nega per principio il valore dell’azione propriamente politica di Berlusconi e delle varie incarnazioni partitiche del berlusconismo, peraltro, non si capisce l’evoluzione politica dell’Italia, perché senza quell’ingrediente essenziale non si spiega più nulla neanche di quello che è avvenuto e avviene negli altri settori politici. Non si capisce, per esempio, che Renzi ha ottenuto il successo elettorale clamoroso che ha stupito la maggior parte degli osservatori non nonostante ma proprio a causa della sua apertura esplicita a un’intesa istituzionale con Forza Italia. Quell’intesa è ciò che fa la differenza tra gli altri governi di premier non eletti che lo hanno preceduto e quello attuale, che proprio perché è impegnato a realizzare riforme istituzionali concordate rappresenta uno strumento utile anche a chi si oppone, non senza ragione, alle sue ricette di politica economica quotidiane.
Berlusconi personalmente è il perno di questo equilibrio; il che, piaccia o no, gli conferisce il ruolo politico di primo piano che esercita concretamente nel presente, non come retaggio delle glorie passate. Vale la pena di ricordarlo quando c’è chi dimentica che, a differenza di Nicolas Sarkozy che è stato battuto politicamente e non è riuscito a reggere neppure quando il suo avversario François Hollande crolla nel consenso elettorale, Berlusconi regge come soggetto politico nonostante la persecuzione giudiziaria e anche in presenza di un avversario trionfante nelle urne elettorali.
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