Giustizia, il Pd da “prendere a calci”
Due pesi, due misure, due Renzi. Ieri pomeriggio, dopo le dimissioni da governatore dell’Emilia Romagna la segreteria del Pd ha diffuso una nota per chiedere a Errani di ritirare le dimissioni.
Due pesi, due misure, due Renzi. Ieri pomeriggio, dopo le dimissioni da governatore dell’Emilia Romagna presentate da Vasco Errani, dimissioni maturate a seguito di una condanna a un anno di reclusione per falso ideologico ricevuta in Appello dall’ex braccio destro di Bersani, la segreteria del Pd ha diffuso una nota per chiedere a Errani di ritirare le dimissioni. Si potrebbe ironizzare sul punto che i massimi esponenti del Pd, certificando l’assoluta “onestà” di Errani, abbiano fatto quello che hanno sempre criticato al centrodestra (contestare una sentenza). Ma ciò che stona in questo quadro è che non si capisce con che criterio gli stessi dirigenti del Pd che fino a qualche giorno fa condannavano l’indagato Giorgio Orsoni, ex sindaco di Venezia, assolvano ora il condannato Errani. Sacrosanto considerare innocente fino a sentenza definitiva chiunque finisca coinvolto in un’indagine o in un processo. Ma resta un dubbio: il Pd che chiede a Errani di ritirare le dimissioni è lo stesso che voleva prendere a calci Orsoni dopo una custodia cautelare? Chiaro che sì. E chissà che il caso Errani possa servire a Renzi, una volta per tutte, per ricordarsi che sulla giustizia fare i manettari è il modo più veloce per premere, in un lampo, il pulsante dell’autorottamazione.
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