Lezioni anti lagna dall'America
L’establishment imprenditoriale italiano e il solito aiutino pubblico
Alcuni leader dei repubblicani statunitensi, che alla Camera bassa del Congresso rappresentano la maggioranza degli eletti, chiedono da giorni di negare il veto al rifinanziamento della Export-Import Bank che nel 2013 ha erogato 27 miliardi di prestiti a tasso agevolato alle esportazioni di grandi gruppi americani come Boeing, General Electric, e compagnie di impianti petroliferi e per il gas. I leader repubblicani della Camera non chiedono una diversa distribuzione dei fondi di Ex-Im Bank ma la cessazione di questa attività, con l’argomento che tali prestiti agevolati, effettuati con fondi del Tesoro, distorcono il mercato e aumentano il debito pubblico. Fanno la loro battaglia liberale, con il sostegno della maggioranza delle imprese, convinta che gli aiuti del governo siano contrari al sistema di mercato.
Da noi l’élite delle imprese, con il supporto dei giornali amici, fa una battaglia tutta diversa. Plaude al governo o lo critica, sulla base di ciò che esso fa o non fa a favore del mondo degli affari, senza curarsi del fatto se ciò comporti un onere per il bilancio, mediante un aumento del deficit o del debito pubblico e distorca la concorrenza. Al primo inghippo alla quadratura dei conti pubblici, l’establishment imprenditoriale alza il ditino contro il governo, senza minimamente curarsi dei costi impropri che la finanza pubblica sostiene a loro favore. Così gli stessi invocano, in linea di principio, una riforma del mercato del lavoro con la cessazione della cassa integrazione straordinaria. Ma poi si guardano bene dal sostenere che si potrebbe cominciare a voltare questa pagina, già nel caso di Alitalia, sul dossier degli esuberi di personale.
Sono gli stessi che premono per il pagamento dei debiti pregressi delle pubbliche amministrazioni alle imprese, a carico del debito pubblico, il cui rapporto con il pil così continua a crescere. Ma poi non si curano delle cause per cui tali debiti si sono formati, in particolare nel settore delle forniture sanitarie alle Asl e delle spese degli enti locali, anche con la violazione di criteri di costi standard e con prezzi maggiori di quelli di mercato. E continuano la solita questua lagnosa alla volta del governo di turno, mentre le “riforme” promesse ma non attuate dovrebbero cominciare proprio da loro. Prendano esempio, ancora una volta, dai colleghi statunitensi.
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