Salutare Grillo, adesso
Renzi e le parole da usare per liquidare i chiacchieroni a 5 stelle
Adesso, dopo due o tre rimpalli, il gioco della finta trattativa tra Matteo Renzi e Beppe Grillo sulle riforme istituzionali è diventato stucchevole. Che non avesse nessuna sostanza era evidente fin dall’inizio, e se qualcuno avesse nutrito qualche dubbio bastava che considerasse l’intenzione, chiaramente espressa dal leader del Movimento 5 stelle di trattare per “smascherare” Renzi, farselo passare. Adesso, però, converrebbe a Renzi chiudere la partita con chiarezza, spiegando che ha deciso di concordare le riforme con Silvio Berlusconi, sia perchè c’è un terreno di confronto più agevole sul merito delle norme da modificare sia perché esiste un’affinità politica (nel senso che le regole si concordano, in Italia come nel resto dei paesi di democrazia consolidata, tra moderati e progressisti). Le incursioni degli antagonisti possono essere di stimolo a realizzare queste intese, proprio perché rendono più evidente il pericolo che si corre lasciando deperire le istituzioni nell’inefficienza e degradando il confronto politico a una rissa continua, ma l’antagonismo, nelle sua varianti ribellistiche o reazionarie (che paradossalmente nel movimento grillino paiono convivere) resta incompatibile col riformismo. Il precedente che viene citato, quello della partecipazione a pieno titolo dei rivoluzionari del Pci alla stesura della Costituzione, in realtà non lede questo principio, anche se la scelta di collaborazione era dettata anche dai parametri geopolitici stabiliti a Yalta. Un partito rivoluzionario può scegliere di gestire una fase anche lunga di riformismo, un movimento antagonista privo di riferimenti solidi, sia nella storia sia nella geografia, non può fornire garanzie appunto perchè vive di colpi di teatro successivi, legati solo a una ricerca estemporanea del consenso. Questo Renzi lo sa, agisce di conseguenza, sarebbe ora che lo dicesse anche altrettanto chiaramente.
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