Piano con Hiroshima
Pechino sbaglia a scatenare i fantasmi atomici per provocare Tokyo
Per i giapponesi, che considerano dignità e compostezza virtù imprescindibili dell’essere umano, è difficile parlare di una catastrofe naturale come quella avvenuta nel 2011. Figuriamoci delle bombe atomiche sganciate dagli americani nell’agosto del 1945. E i cinesi sanno bene come provocare. Il 3 luglio scorso il giornale locale Chongqing Youth Daily, legato alla Lega della gioventù comunista cinese, ha pubblicato a tutta pagina una mappa del Giappone con evidenziate soltanto tre città: Tokyo, Hiroshima e Nagasaki. Sulle ultime due era apposto il disegno di un fungo atomico. In alto la scritta, sia in cinese sia in giapponese: “Il Giappone vuole di nuovo la guerra”. Non è noto se la mappa fosse un’inserzione pubblicitaria o servisse a illustrare l’editoriale stampato nella pagina successiva, dal titolo: “Siamo stati troppo amichevoli con il Giappone in passato?”. Ovviamente la pubblicazione ha scatenato la reazione del governo giapponese e soprattutto del ministro degli Esteri Fumio Kishida, nato proprio a Hiroshima nel 1957, e del capo di gabinetto del governo di Shinzo Abe, Yoshihide Suga, che ha detto: “Come unico paese ad aver subìto un attacco nucleare, troviamo questo intollerabile e offensivo per i nostri morti e per le famiglie delle vittime dell’atomica”. La provocazione cinese è una risposta alla decisione di Tokyo di cambiare l’interpretazione del comma della Costituzione che vietava al Giappone post bellico di dotarsi di un esercito. Lunedì il presidente cinese Xi Jinping ha presieduto un’inedita – e pomposa – celebrazione del 77esimo anniversario dell’inizio della guerra sino-giapponese. Vero è che entrambi i paesi, ultimamente, stanno promuovendo una politica nazionalista ma nel caso di Tokyo – e lo abbiamo visto con le numerose riforme che sta introducendo Abe – si tratta piuttosto di un patriottismo moderno, pragmatico e costruttivo. I fantasmi del passato, che Pechino sfrutta per intimidire la nazione e i suoi vicini, non hanno altro risultato che aumentare l’instabilità del Pacifico.
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