I ministri Lupi e Poletti al tavolo con i sindacati per la questione esuberi di Alitalia (Foto La Presse)

Renzi modello Alitalia

Redazione

Impegni e parole chiare sugli esuberi. Schema da replicare sul lavoro.

Sulla vertenza per gli esuberi in Alitalia, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha fatto una dichiarazione esemplare: “Occorrerà che tutti facciano dei sacrifici, l’alternativa non è fra x esuberi o y, è tra x esuberi o la chiusura. Di fronte a una situazione come questa ci vuole senso di responsabilità”. Adesso, a maggior ragione dopo che ieri il governo si è impegnato a ridurre a 980 gli esuberi dai 2.250 iniziali (con ricorso innovativo a contratti di solidarietà e di ricollocamento), occorre che questa formula renziana che pone i sindacati di fronte all’alternativa fra vecchi riti e il prendere atto della realtà venga applicata alla mancata crescita della produzione industriale e quindi del pil. La congiuntura infatti impone una scelta drastica e immediata: quella sulla flessibilità del lavoro nelle imprese per acquisire la competitività che a noi manca e che la Germania invece ha. Ciò che è in gioco è una dinamica del pil superiore al più 0,1 per cento acquisito finora, onde pervenire entro l’anno a quello 0,8 che ci consente di evitare manovre aggiuntive e di chiedere una deroga temporanea al Patto di stabilità, in cambio di una riforma fondamentale, quella del mercato del lavoro. Una riforma richiestaci tra l’altro dalla Ue e dalla Banca centrale europea dal 2011 in poi, rimasta inattuata per il veto dei sindacati appoggiati da Confindustria. Ora, di fronte alla crisi industriale, la preferenza della Confindustria per il patto neocorporativo anziché per la libertà di contratto aziendale vacilla. Renzi non ha altra scelta che infrangere quel veto, se non vuole rimanere a mani vuote con Bruxelles e Merkel, fronteggiando crescita anemica e conti in rosso.