Attendere la Cgil, ma perché?
Alitalia, libertà d’impresa e il colpo definitivo alla concertazione.
Il ministro dei Trasporti del governo Renzi, Maurizio Lupi, ha dichiarato che la misure che il governo si è impegnato ad adottare d’intesa con Alitalia per gli esuberi effettivi, pari a 984 addetti, saranno applicate anche se solo tre sindacati (Cisl, Uil e Ugl) le hanno sottoscritte, mentre la Cgil (che rappresenta un restante 30 per cento di lavoratori) si è riservata di decidere nelle prossime ore. Pertanto Alitalia potrà firmare il contratto con Etihad che subordina la sua adesione a questa riduzione della forza lavoro della nuova compagnia, di cui la società emiratina assume il 49 per cento e a cui conferisce un importante impegno di investimento. Questa linea apparentemente determinata del governo suscita alcune riflessioni. Essa da un certo punto di vista, appare coraggiosa, ma da un altro appare sin troppo benevola nei riguardi delle prassi di concertazione. Come è possibile che in Italia, nel 2014, gli accordi che una società privata firma con una compagnia estera, debbano essere subordinati all’assenso dei sindacati?
Non si dice che essi non debbano essere consultati, ma che la decisione finale su ciò che una società per azioni (per di più quando è quotata in Borsa ed esposta pesantemente con le banche che pure ieri si dicevano “fiduciose” sulla chiusura dell’accordo) intenda fare sul proprio futuro finanziario e industriale, non può essere subordinata all’assenso sindacale. In Italia non esiste nessuna norma che imponga la concertazione, a livello nazionale o aziendale, per gli investimenti esteri o per quelli nazionali. E del resto, in questo caso, non si può neppure parlare di “concertazione” in senso proprio dal momento che la Confindustria è rimasta estranea alla vicenda. La sola ragione per cui il governo ha dovuto impegnarsi in questa trattativa con i sindacati, facendo delle concessioni che verosimilmente comporteranno altri costi per il contribuente, è che c’era stata la minaccia di scioperi che potrebbero creare danni finanziari e di immagine, particolarmente fastidiosi dato il periodo estivo. Alitalia, compagnia di bandiera del trasporto aereo di linea, svolge un pubblico servizio di interesse nazionale. E pertanto, in questo caso, può essere adottata la precettazione. L’Italia ha bisogno di crescita e di iniziative per competere, sui mercati globali. In generale il governo dovrebbe fare di tutto per assicurare alle imprese il diritto, sancito da Costituzione e trattati europei, alla libertà di iniziativa e di investimento, in particolare nel delicato campo dell’intervento di compagnie internazionali che provengono da località diverse da quelle del Vecchio continente. Il corporativismo è una malattia senile del secolo scorso ed è tempo di liberarsene, se vogliamo evitare il declino.
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