Juncker nuovo presidente della Commissione Europea. La sua ricetta per la crescita: "300 miliardi in 3 anni"
"Rafforzare la competitività dell'economia europea e stimolare gli investimenti". Ecco le priorità di Jean Claude Juncker, presidente designato della Commissione Europea, per il suo mandato.
"Rafforzare la competitività dell'economia europea e stimolare gli investimenti". Ecco le priorità di Jean Claude Juncker, presidente designato della Commissione Europea, per il suo mandato. Il documento inviato dall'ex presidente dell'Eurogruppo ai gruppi parlamentari europei prevede infatti la realizzazioni un piano per la crescita e l'occupazione da 300 miliardi di euro in tre anni. Juncker si è inoltre pronunciato a favore di un'azione a sostegno della "reindustrializzazione" e a questo deve servire anche il pacchetto di investimenti pubblici e privati per "rimettere l'industria al centro" dell'azione europea. L'obiettivo dovrà quindi essere la creazione di posti di lavoro: "In Europa c'è un 29mo Stato in cui abitano i giovani disoccupati e chi resta emarginato, occorre che questo Stato diventi un normale stato membro della Ue". Il lussemburghese si è anche pronunciato a favore di un salario minimo garantito nella Ue e di una salario di inserimento.
Investimenti ma nessun ritocco al patto di stabilità, che però si atterrà "alle conclusioni del Consiglio" in tema di flessibilità: "La stabilità è un obbligo da mantenere nel tempo e gli obblighi, le promesse non devono essere violati e non li violerò". Il Consiglio europeo "ha constatato che ci sono margini flessibilità che vanno usati, la dimensione di crescita prevista dalle regole di bilancio devono valere appieno, lo abbiamo fatto in passato e lo faremo più fortemente in futuro". Un'apertura al cambiamento, all'interno della via già tracciato: "L'Europa va resa un luogo attivo per cittadini e investitori. E l'economia deve servire i cittadini, le regole del mercato interno non devono valere più delle regole sociali, il mercato non deve prevalere. So un entusiasta dell'economia sociale di mercato. Benessere per tutti deve essere la nostra massima. Con la crisi non ha fallito l'economia sociale di mercato, ma quelli che hanno fatto politica badando solo ai profitti. Vorrei essere un presidente del dialogo sociale". La novità sta nella volontà di deburcratizzare in parte il mercato del lavoro: "Smantellare la burocrazia per le piccole e medie aziende, smantellare gli oneri eccessivi. Di sussidiarietà si parla da Maastricht, ma parliamo tanto e facciamo poco. La Commissione, invece di fermarsi ai dettagli, deve concentrarsi sui problemi più grandi".
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