Part time sì, ma senza esagerare
L’orario ridotto di massa frena la crescita occupazionale in America.
A giugno l’America ha creato 288 mila posti di lavoro e il tasso di disoccupazione è calato al 6,1 per cento, un’altra prova della resistenza dell’economia americana nella lunga marcia della ripresa. E’ stato il sesto mese di fila in territorio positivo, e il presidente Barack Obama garantisce che “stiamo andando nella direzione giusta”. C’è ancora molto da fare, questo non sfugge, ma la combinazione di posti di lavoro creati con le misure straordinarie messe in pratica dalla Fed e che lentamente stanno rientrando nei ranghi della normalità, con la relativa vivacità del mercato sembra autorizzare gli osservatori a esibire un certo ottimismo. Peccato che i numeri nascondano un’ambiguità di fondo che ha a che fare con la crescita del lavoro part time. I dati aggregati del dipartimento del Lavoro non distinguono fra posti di lavoro part time e a tempo pieno, ma un esame più dettagliato svela che i 288 mila posti che hanno fatto esultare giornali e mercati sono la differenza fra i 512 mila lavori full time bruciati e gli 800 mila nuovi part time. Il part time è meglio della disoccupazione, non c’è dubbio, ma in termini generali la smisurata crescita del popolo dei lavoratori a orario ridotto è un fenomeno da tenere d’occhio con circospezione, non da nascondere sotto i tappeti delle statistiche positive. Nel 2007 gli impiegati part time in America erano 4,4 milioni, oggi sono 7,5 milioni, e se si sovrappone il trend al progressivo invecchiamento della popolazione si scopre facilmente che sempre più adulti accedono a una formula contrattuale storicamente riservata ai teenager stagionali o agli studenti del college. Ora sono i padri di famiglia della middle class impoverita a riempire i ranghi del lavoro part time, e il capo della Fed, Janet Yellen, alcuni mesi fa ha detto che “l’aumento dei lavoratori part time è un segno che le condizioni del mercato sono peggiori di quanto suggerisce il tasso di disoccupazione”. Si tratta di un’involuzione strutturale del mercato del lavoro, con un peggiorativo di natura politica generato dall’Obamacare: i datori di lavoro americani tendono a ridurre gli orari dei dipendenti per evitare di dover sottostare agli onerosi obblighi di copertura imposti dalla riforma sanitaria, che valgono soltanto per i lavoratori full time. L’America non può tornare a crescere davvero lavorando part time.
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