Niente più vaffa, l'M5s inizia a trattare sulla legge elettorale
Pd e M5s sono meno lontane sul tema della legge elettorale, ma è un avvicinamento che, come chiarito da Matteo Renzi, presente all'incontro, è vincolato al lavoro già svolto da maggioranza e Forza Italia negli ultimi mesi.
Vince la linea Casaleggio e Pd e M5s sono meno lontane sul tema della legge elettorale, ma è un avvicinamento che, come chiarito da Matteo Renzi, presente all'incontro, è vincolato al lavoro già svolto da maggioranza e Forza Italia negli ultimi mesi. Il presidente del Consiglio comunque non chiude la porta del dialogo, anzi sottolinea gli "evidenti passi avanti" della proposta pentastellata e si dimostra possibilista nell'accogliere alcune delle richieste avanzate. Bene il doppio turno con ballottaggio fra le liste più votate, mentre non c'è chiusura definitiva sul sull'introduzione delle preferenza. Renzi però chiarisce subito che la questione non è di primaria importanza, "non pensiamo che la preferenza sia lo strumento della democrazia ma tra averla e non averla preferiamo averla". Tutto dovrà essere quindi ridiscusso con chi le riforme le ha iniziate a fare sin dai primi giorni di questo esecutivo.
La proposta del M5s, presentata da Luigi Di Maio assistito da Paola Carinelli, Vito Petrocelli e Danilo Toninelli prevede un primo turno proporzionale senza sbarramento, con un eventuale secondo, qualora nessuna lista superasse il 50%, tra i partiti che hanno preso il maggior numero di voti e con un premio di maggioranza al 52%, la reintroduzione delle preferenze, l'inserimento di una norma anti-condannati e, infine, il secco no alle candidature plurime.
La delegazione Pd (con Renzi erano presenti il vicesegretario Pd Debora Serracchiani, dal capogruppo alla Camera Roberto Speranza, e da uno de trionfatori delle ultime Europee, Alessandra Moretti), ha ascoltato e valutato, non risparmiando critiche ai grillini per la tempistica della proposta e per i toni che parte del M5s continua a tenere in Aula. Il presidente del Consiglio però vuole continuare ad andare avanti con il dialogo, aspettando magari di capire quale sarà l'esito della sentenza di appello sul processo Ruby: "Tra la nostra proposta e la vostra non c’è il Rio della Amazzoni, c’è un ruscello che non è detto che riusciremo a colmare. Capiremo se nei testi, potremo trovare un punto di equilibrio". Tutto rinviato quindi, intanto il Pd prende nota delle idee grilline, sempre più vicine alle linee guida dell'Italicum, guarda a Milano, e prova a sfruttare le diverse parti politiche per portare a compimento tutto il pacchetto riforme promesso agli elettori.
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