Ecco il suicidio assistito inglese
Una legge in stile svizzero che spaccia la morte di stato per libertà .
Il dibattito apertosi ieri alla Camera dei Lords sulla legge che dovrebbe introdurre il suicidio assistito in Inghilterra e in Scozia, al di là di quello che ne sarà l’esito, dimostra che nelle società avanzate l’uso e la manipolazione del termine “autodeterminazione” può portare a conseguenze profondamente illiberali. Offrire al malato terminale al quale due medici non diano più di sei mesi di vita la possibilità di ottenere un farmaco letale da ingerire in qualsiasi momento – purché non in pubblico! – o da farsi iniettare dal medico stesso, significa mandare un chiaro messaggio: certe vite al crepuscolo sono inutili, senza valore, senza speranza di avere ancora senso. Meglio farla finita che prendersene cura fino alla fine, e il prossimo passo sarà il modello proposto dalle associazioni Exit e Dignitas, che in Svizzera offrono i loro pacchetti tutto compreso di suicidio assistito anche a persone depresse o stanche di vivere o che si sentono ormai troppo anziane.
Del fatto che la legge in discussione in Gran Bretagna non sia la gran conquista di civiltà e di libertà spacciata dai suoi sostenitori se ne deve essere accorto anche il premier David Cameron. Il quale, pur lasciando libertà di voto ai suoi, si è detto preoccupato, se la legge passerà, perché “la gente potrebbe essere spinta a fare cose che in realtà non desidera”. Uno dei più importanti oncologi britannici, Karol Sikora, noto anche per la sua urticante franchezza e per le sue aspre critiche alla sanità inglese, ha detto alla Bbc che se la legge che autorizza il suicidio assistito sarà approvata “i medici dovranno decidere della morte dei pazienti, trasformandosi in squadroni della morte, cosa che non ha nulla a che vedere con l’offerta di un buon servizio sanitario”. Alla viglia del dibattito, ventiquattro leader religiosi (tra i quali il primate cattolico arcivescovo Vincent Nichols, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, il rabbino Ephraim Mirvis e altri rappresentanti di tutte le religioni del paese) avevano invitato a non votare la legge, definita come una via sbagliata “da seguire per una società che vuole essere compassionevole”.
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