Sfollati palestinesi a Shajaia, nel nord est di Gaza (Foto Ap)

Altri 50 morti a Gaza, oltre 60 mila gli sfollati

Redazione

Due ore di tregua per ragioni umanitarie ma il dialogo diplomatico resta problematico. Ban a Doha incontra Abu Mazen

Almeno 50 palestinesi sono morti oggi, il tredicesimo giorno dei bombardamenti condotti da Israele nella Striscia di Gaza. Dall'inizio dell'offensiva militare le vittime salgono così a 400. L'attacco sferrato nel distretto di Shejaia, nell'area nord orientale di Gaza, ha portato anche a un cospicuo aumento del numero degli sfollati dall'inizio delle operazioni belliche. Migliaia di persone in fuga dalle loro case, insieme ai feriti, si sono riversate nelle strade, occupate anche da cataste di corpi senza vita, per tentare la fuga dai bombardamenti. Un portavoce dell'esercito israeliano sentito da Reuters ha detto che "i civili erano stati informati dei bombardamenti in modo da permettere loro di mettersi in salvo e salvarsi la vita".

 

Ma dall'ospedale di Shifa, fanno sapere i medici, nelle ultime ore oltre alle 50 vittime i feriti sarebbero saliti a 400, mentre nessun nuovo segnale lascia trasparire fiducia per la conclusione di un accordo temporaneo per un cessate il fuoco. Dopo il fallimento della mediazione egiziana i razzi di Hamas continuano a essere puntati su Israele, sebbene senza far vittime. I militanti islamici hanno invitato i residenti nella Striscia a non abbandonare le proprie abitazioni. Ma quando i carriarmati hanno cominciato ad avvicinarsi alle loro case nel distretto, molti palestinesi hanno cominciato a chiamare le stazioni radio locali implorando un piano di evacuazione sicuro. I bombardamenti hanno l'obiettivo di colpire i militanti di Hamas, anche indirettamente. Durante i raid su Shejaia, il figlio, la figlia e due nipoti di uno dei membri dell'organizzazione, Khalil al Hayyia, sono stati uccisi. Le operazioni israeliane non si arrestano, con l'obiettivo arduo di mettere fuori uso i sistemi missilistici e i tunnel scavati da Hamas, il quale ha chiesto e ottenuto due ore di tregua nei combattimenti per ragioni umanitarie.

 

Nel frattempo, si rinnovano gli scambi di accuse tra le parti. Mentre Abu Mazen è tornato a condannare i raid e l'invasione di terra presso Shejaia, Israele ha accusato i palestinesi di usare i civili come scudi umani a protezione di obiettivi sensibili. Secondo fonti di Tel Aviv, dall'inizio dell'invasione via terra sono state uccise almeno 70 palestinesi, sono stati scoperti cinque tunnel che attraversavano il confine e i bersagli colpiti sono stati 2.570. Ma il costo di vite umane è già altissimo. L'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni unite operante in Paelstina, ha informato che più di 63 mila persone hanno preso rifugio nelle tende approntate per proteggere i civili in fuga dai raid aerei. 

 

Sul fronte diplomatico, è previsto per oggi un incontro tra il segretario Onu Ban ki Moon e Abu Mazen a Doha, in Qatar. In settimana i colloqui dovrebbero diventare sempre più decisivi; tra questi, è previsto anche un incontro tra Abu Mazen e il leader di Hamas, Khaled Meshaal. La posizione di Hamas, in particolare, è decisiva. La richiesta è quella di includere nell'accordo con Israele anche la fine del blocco imposto nell'area costiera. Fonti vicine a Meshaal, tuttavia, hanno ribadito che le richieste di Hamas non saranno modificate nemmeno durante gli incontri diplomatici di Doha.